Aniasi le tragedie del passato

Ciò che ci insegna l'8 SETTEMBRE

LE TRAGEDIE DEL PASSATO NON POSSONO TORNARE

di Aldo Aniasi

L'8 settembre fu una giornata drammatica cui seguirono altri giorni tragici.

Il tradimento del Re e dello Stato Maggiore, che fuggirono abbandonando le forze armate alla feroce reazione dell'esercito tedesco che da oltre un mese stava preparando l'invasione e l'aggressione, può essere definito soltanto infame.

Fu un momento tragico. Come è noto, 700mila furono i militari deportati in Germania. E poi il caos: soldati, ufficiali, generali senza ordini, abbandonati al loro destino.

Un vero e proprio tradimento, un crimine.

Ma furono giorni nei quali non è stata decretata - come ha scritto qualcuno - la morte della patria.

In quei giorni la Patria è risorta: il glorioso comportamento degli italiani tutti, giovani e vecchi, donne e uomini è stato contrassegnato dal valore, dal sacrificio, dall'amore per gli sfortunati giovani ai quali i tedeschi davano la caccia.

Furono i giorni in cui spiccò l'eroico comportamento dei militari che si batterono a Porta San Paolo a Roma, e in tante altre città italiane. E poi le gloriose giornate di Cefalonia o dell'Egeo, contrassegnate dal rifiuto di arrendersi ai tedeschi, il martirio di 10 mila italiani, dettato dall'amore di Patria, di una Patria libera.

I giovani che in quelle settimane iniziarono a salire sui monti per costruire le prime bande di ribelli, erano mossi dalla ferma volontà di combattere per una Patria libera, per un paese che reclamava democrazia e giustizia.

Furono 20 mesi di lotta armata, sorretta dal consenso popolare, dal sacrificio di donne, uomini che nelle campagne e nelle città affrontavano i rischi delle ritorsioni e della ferocia dei nazisti e fascisti, dimostrando come profondo fu l'amore per la Patria e la volontà di seguire il motto di Mazzini: "più che servitù temo la libertà portata in dono".

Questa tragedia ci induce a riflettere sul ritorno degli eredi di Casa Savoia accolti dal rammarico del Presidente del Consiglio Berlusconi che ha lamentato il ritardo del provvedimento che ne decreta il rientro in Italia.

La lotta di liberazione nazionale ha consentito la nascita della Repubblica, la promulgazione della Costituzione che fissa principi di alta civiltà, che esprime valori ed ideali che sono alla base delle democrazie moderne.

"Resistere ora e sempre". Ripeto spesso questa frase di Calamandrei, oggi quanto mai attuale.

Ciò significa che dobbiamo opporci a chi vorrebbe eleggere un'Assemblea Costituente per riscrivere la Costituzione, tagliando le radici con la Resistenza.

Il nostro senso della democrazia e della libertà è solido e senza riserve.

Siamo rispettosi dei responsi elettorali, riconosciamo la legittimità di chi governa con il consenso popolare. Chi ha vinto le elezioni ha il diritto - dovere di governare, ma non ha il diritto di mettere in discussione le basi democratiche della Repubblica.

Ricordiamo loro che governare non vuol dire comandare, non vuol dire ignorare la divisione di poteri, l'indipendenza della magistratura, vuol dire invece che la legge è eguale per tutti, vuol dire rispettare i poteri del Parlamento nel quale c'è anche una opposizione che esercita il diritto dovere di opporsi ad una scuola di classe, ad una sanità per i ricchi, ad una informazione distorta.

E poi, siamo angosciati per ciò che accade nel mondo: oltre 40 guerre, persecuzioni, eccidi, genocidi sono in atto nei diversi continenti.

Popolazioni perseguitate, sterminate, guerre feroci che coinvolgono popolazioni innocenti.

Anche Paesi solitamente considerati civili sono partecipi o corresponsabili di queste carneficine.

Conosciamo purtroppo il terrorismo internazionale che semina morte, che provoca rappresaglie che rischiano di scatenare conflitti nel mondo intero.

Conosciamo un nuovo terrorismo delle brigate rosse, che sono contro il mondo del lavoro, contro la democrazia.

Dobbiamo gridare forte a chi pronuncia ignobili insinuazioni che i partigiani, i gappisti non hanno mai compiuto atti di terrorismo contro i civili, ma invece combattuto contro chi praticava lo stragismo e l'eccidio.

Il mondo, l'Italia, l'Europa hanno subito in questi decenni pericolosi attacchi da un fascismo internazionale e criminale.

Conosciamo nuovi pericoli che non possiamo sottovalutare: il razzismo che si rivolge contro poveri immigrati che per sfuggire alla fame e alle malattie vengono nel nostro Paese, come gli italiani all'inizio e nella seconda metà del secolo cercarono rifugio e lavoro in America, in Germania, in Francia, in Svizzera.

Un razzismo che trova alimento nell'egoismo, nell'ignoranza coltivata anche da forze rappresentate nel Governo.

Ci sono popoli perseguitati come i palestinesi, come i curdi ai quali viene negato il diritto di avere un proprio Stato e subiscono feroci violenze.

Riemerge un antisemitismo che abbiamo sempre condannato.

Un antisemitismo che riappare in Francia, in Germania, in Olanda, che è giunto a profanare cimiteri, incendiare sinagoghe e compiere aggressioni contro cittadini ebrei.

Un antisemitismo che viene propagandato in decine e decine di siti sulla rete internet accanto a quelli del neonazismo e del nostalgico neofascismo.

Il passato con le sue tragedie non può ritornare.

Stiamo costruendo l'Europa di popoli accomunati dalla cultura, dalla tradizione, dalla civiltà e dalla vittoria sul nazismo.

Un'Europa da secoli divisa da guerre fratricide, che grazie alla vittoria sul nazismo, ha conosciuto 57 anni di pace.

In queste tragiche giornate nelle quali si parla di pace, ma si continua a uccidere e a morire, operiamo perché si realizzi una nuova civiltà per l'umanità intera.