Messori_battaglia per liberare Ivrea

Una dura battaglia per liberare Ivrea

di AMOS MESSORI

lettera ai compagni - Mensile della FIAP - 25 Aprile 1995 - Anno XXVII, N. 2/3 - Numero Speciale - pp. 41-42

Dall’offensiva Alleata sul fronte italiano nei mesi di marzo-aprile 1945 si poteva prevedere imminente la caduta della Germania.

Il comando militare partigiano della alta Valle d’Aosta e quello del II settore Bassa Valle e parte del Canavese e comandato da Tin (Ferrari Oreste) cercarono di organizzare un ultimo attacco alle forze nemiche. Il fronte occidentale con la Francia a nord di Aosta era pieno di tedeschi e della Folgore con circa l0.000 uomini ben armati ed equipaggiati, che in caso di imminente ritirata obbligatoriamente sarebbero scesi per attraversare Ivrea (unica via di uscita). La città di Ivrea è posta geograficamente all’imbocco della valle d’Aosta e avrebbe sicuramente presentato seri problemi per la sua liberazione. I due Comandi concordavano di bloccare le forze nemiche sull’unica arteria Aosta Ivrea. Da Aosta a Pont St. Martin venne affidata al Comando di Aosta e da Pont St. Martin ad Ivrea al Comando II Settore. A me, al comando del Battaglione F.lli Rosselli della VI divisione Giustizia e Libertà venne affidata la zona limitrofa da Borgofranco alla periferia di Ivrea.

La sera del 23 aprile 1945 tutte le formazioni partigiane raggiunsero le zone di loro competenza. La sede del nostro Comando di settore viene posta ad Andrate.

Il 24 aprile Biella è caduta in mani dei partigiani, mentre la nostra discesa su Ivrea, diventava, col tempo, sempre più imbarazzante, per l'arrivo di truppe nemiche meglio armata e numericamente superiori. Nonostante tutto il transito nemico fu fermato su tutta la strada. Questa situazione dura per ben 5 giorni, quando a mezzo Pont St. Martin sappiamo che il Comando alta Valle d’Aosta aveva concluso con l’avversario la tregua in armi a patto che il nemico abbandonasse la Valle e scendesse su Ivrea. A nostra volta fummo invitati a fare altrettanto.

La nostra posizione si complicava sempre di più. Arriviamo al 1° maggio. Milano ci risulta già nella mani dei partigiani, e così Torino. Qualche giorno prima la Missione Alleata Britannica a mezzo Vescovo di Ivrea Don Paolo Restagno aveva fatto proposte di resa incondizionata al Tenente Generale Picker comandante le forze tedesche e fasciste della Città e della Valle d’Aosta, ma questi aveva risposto negativamente. La disfatta in Germania per fortuna era già palese. Elementi del C.L.N. avevano pure loro preso contatti col Generale Picker che sembrava essere meno restio alla resa. Cosi il comandante Noto (Pomo Filiberto) poi Alimiro (Pelizzari Mario) si mettono in moto su un’automobile con issata la bandiera bianca, si avviano al Quartier Generale tedesco per trattare la resa. Il Ten. Generale Picker non intende cedere ai partigiani ma è disposto a trattare a mezzo Missione Alleata. Si conclude cosi una tregua e si fissano le modalità.

Siamo così al 2 maggio alle ore 9,15. Tutte le forze nemiche tedesche e fasciste dovranno concentrarsi ferme nei pressi del lago di Viverone a 12 km circa oltre Ivrea, fino all’arrivo delle forze americane che provvederanno alla loro smobilitazione.

Questa conclusione porta un enorme sollievo alla nostra critica situazione, ma purtroppo ci attendono nuove sorprese perché altre forze tedesche marciano da Santhià verso Ivrea, contemporaneamente un’altra divisione tedesca in marcia sulla strada Chivasso Ivrea è passata a Caluso. Una terza divisione brigate Nere veniva da Castellamonte e già si era stanziata a Parella. I Comandi di queste tre divisioni non erano ancora informati della tregua da noi conclusa col Ten. Generale Picker, inoltre non erano truppe alle sue dipendenze ma comandate da altri generali. Il comando partigiano urgentemente fece avvertire il generale Picker e subito partirono per diverse direzioni uomini coi suoi ordini, per fermare l’avanzata. Alimiro, Leonardi Silvio (del C.L.N.) ed un ufficiale dello stesso Picker si recarono subito a Parella a conferire col Generale che diramò un altro ordine che spiegava della resa già conclusa. Il comandante Tin viene informato di tutto e di tenersi pronto per entrare in Città, appena fosse sgombrata da tutte le forze nemiche, che secondo accordi doveva avvenire per le ore 12 del 3 maggio. Le forze partigiane entrano nella Città esattamente alle ore l3 del 3 maggio 1945 fra l’entusiasmo di tutta la cittadinanza. Nessuna città dell’Italia settentrionale crediamo si sia trovata in una situazione così imbarazzante come la Città di Ivrea. Ivrea può ben dire grazie alle forze partigiane se non ebbe da soffrire in bombardamenti né in tristi rappresaglie finali.

Ho sempre creduto che la democrazia avrebbe vinto malgrado le prospettive poco credibili, con l’avvento della cosiddetta seconda repubblica, ora però sono veramente preoccupato della situazione politica che attraversiamo. Perciò ricordare la Resistenza, i suoi valori, i suoi ideali diventa più che necessario. L’antifascismo e la Resistenza sono stati affermatrici di valori indistruttibili di cui un paese libero avrà sempre bisogno. Diventa ora compito dei giovani riscoprirli. La lotta sarà più dura, perché dovranno usare le armi della pace, che sono le più difficili da usare. Dovranno colpire i fenomeni di corruzione, di degenerazione ancora in atto, e ricordare che il benessere ora raggiunto dovrà essere meglio distribuito fra le classi sociali, cercare di ottenere diritti, ma non dimenticare i doveri.