QUADERNI della F.I.A.P. n.2 Riccardo Bauer Discorso ai giovani Guido Marinelli L'arte e la Resistenza Riccardo Bauer e Guido Marinelli: un educatore e un critico d’arte. Due uomini della Resistenza che hanno vissuto vicende ed esperienze diverse ma di uguale impegno morale e di sofferenza. Il testo di Bauer è ricavato da un discorso tenuto ai suoi allievi dell’Umanitaria al termine di un corso di studi. Forte è l’impegno ch’egli porta nel trattare i temi di fondo della nostra storia più recente e indicativo per l’insegnamento e l’impegno che da quest’ultima deriva. Particolarmente per le giovani generazioni circa i doveri e i compiti che incombono ai cittadini per la difesa della libertà e della dignità di uomini. Abbiamo ritenuto utile, anzi opportuno, pubblicare lo scritto del nostro compagno perché pensiamo che le dure prove delle guerre liberatrici mettono profonda radice nell’animo dei popoli e il ricordo di esse è un primo vaccino contro ogni possibile ritorno di barbarie. Guido Marinelli parla del legame inscindibile tra l’Arte e la Resistenza quale manifestazione ideale, eroica e civile. Un tema certo impegnativo che egli sviluppa con l’ardore e la passione che gli sono propri. m [Ferruccio Parri] | © I Quaderni della FIAP
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Quaderni della FIAP, n.2
L'arte e la Resistenza
di Guido Marinelli
La Resistenza, quale manifestazione ideale, eroica, civile, ha nei poeti e negli artisti gli evocatori più genuini. Si può dire di essi che, in sintonia con l’anima popolare, sentono nella Resistenza oltre l’affermarsi di una presa di coscienza nazionale, il risveglio di quei lavori e quelle energie destinate a dare un impulso di rinnovamento alla società italiana. Da «I POEMI DEL GHETTO DI VARSAVIA» di Tadeusz Rosewicz
Tadeusz Rosewicz, poeta partigiano, noto scrittore polacco, si è fatto interprete della rivolta del Ghetto di Varsavia, della sua tragica vicenda. Guido Marinelli ha adattato due poemi in italiano, tratti da una raccolta pubblicata in lingua polacca e in yiddish, curata da Irene Kanfer. XXX LA MADRE DEGLI IMPICCATI Qui, nella strada, la madre degli impiccati: Nera. Nelle sue mani essa stringe la sua testa d’argento: (Oh! Quale peso!) Piena di notte, che scoppia di sole! Una pazza girovaga Canta, canta. Le scarpe scalcagnate, il seno avvizzito: Sirena dalla ragione perduta. Essa urla verso la luna alta, che si gonfia sopra la città. Schiaccia l’asfalto delle strade, con i suoi piedi di piombo, la Madre degli Impiccati. Una luna pesante al suo collo discende, e la trascina tra l’ombre penose, d’una folla di spettri.
ROSA I. Rosa un fiore, un nome. Il nome d’una figlia morta. In una palma tiepida puoi deporre la rosa, o nella terra nera. Una rosa rossa grida, la rosa dai capelli d’oro va, silenziosa. Il sangue gronda da una foglia pallida, Il corpo ha lasciato l’abito di giovinetta. Il giardiniere cura il suo rosaio, Il padre sopravvive alla follia. II Una rosa è fiorita nel giardino stamani: Fiore d’amore senza spine. Dalla morte, cinque anni sono passati. Dei viventi si è perduta memoria; si è perduta la loro fede. Varsavia, 1945 Tadeus Rosewicz (Traduzione italiana di Guido Marinelli) |