I giovani comunisti dalla Liberazione al 1957

QUADERNI

della

F.I.A.P.

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Quaderni della FIAP, n.35

I giovani comunisti dalla Liberazione al 1957

Donatella Ronci

n.35

Donatella Ronci

I giovani comunisti dalla Liberazione al 1957

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L’analisi della storia e dello sviluppo della Federazione giovanile del Partito Comunista va ben oltre un puro fatto burocratico organizzativo perché deve individuare in concreto le coordinate, mutevoli nel lungo periodo, di una questione dei giovani in senso più ampio e del rapportarsi ad essa della politica comunista. Se c’è un limite nella storia della FGCI del dopoguerra esso è, semmai, proprio in questa accentuata dipendenza dal PCI, che spesso ne connota pesantemente la capacità di aggregazione delle masse giovanili e (soprattutto negli ultimi anni) la pone in condizioni di inferiorità rispetto alla tempestività di risposta agli avvenimenti politico-sociali offerta, in alternativa, dai movimenti collettivi. Questa subalternità condiziona anche l’analisi dello studioso, resa già difficile dal fatto che la FGCI, come il Partito assolutamente legata al centralismo democratico, presenta all’osservazione una apparente univocità ed omogeneità di azione che non lascia trasparire - se non raramente - eventuali diversi orientamenti interni.

La lettura che abbiamo privilegiato, operata attraverso l’esame delle strutture organizzative, si propone quindi di decodificare quest’ultime in avvenimenti politici, consapevoli dell’interesse che esse, nell’interazione rilevata, vengono ad assumere.

Il periodo esaminato - dalla Liberazione al 1957 - sottolinea momenti fondamentali nella storia politica generale, e assume per la FGCI una rilevanza particolare. Come vedremo analizzando gli avvenimenti nell’Italia liberata, la politica giovanile comunista cerca faticosamente una propria definizione attraverso un susseguirsi di iniziative che culmineranno, nel 1949, con la ricostituzione della Federazione Giovanile Comunista. Questa, dal canto suo, attraversa tra il 1949 e il 1957 un periodo non meno irto di difficoltà, contrassegnato (anche tra i giovani) dalla guerra fredda, dalla caduta della tensione ideale che aveva animato la Resistenza e dalla ricerca di una propria, specifica identità politica. Tale ricerca, che procede con disagio e incertezze (e non potrebbe essere altrimenti nel clima degli anni ’50) ha un primo parziale approdo appunto nel 1957, al XV Congresso. In esso, uscita dalla «trincea», la FGCI acquista quella ricchezza di elaborazione che recepisce da un lato il «1956» del PCI, dall’altro anticipa quella maturazione che verrà negli anni che seguiranno dagli eventi politici.

È una conquista, abbiamo detto, soltanto parziale, che non si traduce in una pregnanza di contenuti e di azione politica stabile nel tempo. Solo dieci anni più tardi la rivolta studentesca rivelerà impietosamente che il porsi del PCI rispetto alla questione giovanile, è ancora segnato da ritardi e vischiosità fatali anche alla FGCI. Senza volere stabilire una forzosa corrispondenza tra debolezza della politica giovanile comunista nell’immediato dopoguerra e crisi attuale del movimento giovanile organizzato, è tuttavia possibile, a nostro avviso, ritrovare una linea di continuità nel rapporto PCI-giovani nell’arco degli ultimi trenta anni. Tale continuità appare contraddistinta da elementi non sempre positivi e talvolta contraddittori (marginalità rispetto ai movimenti collettivi ed esigenza di recuperare i giovani comunisti al ruolo di avanguardia, cautela ed attendismo nei confronti dei processi esterni, scissione tra momento politico e momento economico delle rivendicazioni) che si esaspereranno nel periodo 1968-1978, provocando nella FGCI una crisi di adesione ben più grave di quella del partito.

È in questa direzione che vogliamo orientare una storia dell’organizzazione giovanile comunista: nel ricercarne la lettura che il Partito via via attua della questione giovanile, gli inevitabili referenti politici generali, come il quadro politico interno ed internazionale e il non trascurabile nesso storico tra passato e presente.L’analisi della storia e dello sviluppo della Federazione giovanile del Partito Comunista va ben oltre un puro fatto burocratico organizzativo perché deve individuare in concreto le coordinate, mutevoli nel lungo periodo, di una questione dei giovani in senso più ampio e del rapportarsi ad essa della politica comunista. Se c’è un limite nella storia della FGCI del dopoguerra esso è, semmai, proprio in questa accentuata dipendenza dal PCI, che spesso ne connota pesantemente la capacità di aggregazione delle masse giovanili e (soprattutto negli ultimi anni) la pone in condizioni di inferiorità rispetto alla tempestività di risposta agli avvenimenti politico-sociali offerta, in alternativa, dai movimenti collettivi. Questa subalternità condiziona anche l’analisi dello studioso, resa già difficile dal fatto che la FGCI, come il Partito assolutamente legata al centralismo democratico, presenta all’osservazione una apparente univocità ed omogeneità di azione che non lascia trasparire - se non raramente - eventuali diversi orientamenti interni.

La lettura che abbiamo privilegiato, operata attraverso l’esame delle strutture organizzative, si propone quindi di decodificare quest’ultime in avvenimenti politici, consapevoli dell’interesse che esse, nell’interazione rilevata, vengono ad assumere.

Il periodo esaminato - dalla Liberazione al 1957 - sottolinea momenti fondamentali nella storia politica generale, e assume per la FGCI una rilevanza particolare. Come vedremo analizzando gli avvenimenti nell’Italia liberata, la politica giovanile comunista cerca faticosamente una propria definizione attraverso un susseguirsi di iniziative che culmineranno, nel 1949, con la ricostituzione della Federazione Giovanile Comunista. Questa, dal canto suo, attraversa tra il 1949 e il 1957 un periodo non meno irto di difficoltà, contrassegnato (anche tra i giovani) dalla guerra fredda, dalla caduta della tensione ideale che aveva animato la Resistenza e dalla ricerca di una propria, specifica identità politica. Tale ricerca, che procede con disagio e incertezze (e non potrebbe essere altrimenti nel clima degli anni ’50) ha un primo parziale approdo appunto nel 1957, al XV Congresso. In esso, uscita dalla «trincea», la FGCI acquista quella ricchezza di elaborazione che recepisce da un lato il «1956» del PCI, dall’altro anticipa quella maturazione che verrà negli anni che seguiranno dagli eventi politici.

È una conquista, abbiamo detto, soltanto parziale, che non si traduce in una pregnanza di contenuti e di azione politica stabile nel tempo. Solo dieci anni più tardi la rivolta studentesca rivelerà impietosamente che il porsi del PCI rispetto alla questione giovanile, è ancora segnato da ritardi e vischiosità fatali anche alla FGCI. Senza volere stabilire una forzosa corrispondenza tra debolezza della politica giovanile comunista nell’immediato dopoguerra e crisi attuale del movimento giovanile organizzato, è tuttavia possibile, a nostro avviso, ritrovare una linea di continuità nel rapporto PCI-giovani nell’arco degli ultimi trenta anni. Tale continuità appare contraddistinta da elementi non sempre positivi e talvolta contraddittori (marginalità rispetto ai movimenti collettivi ed esigenza di recuperare i giovani comunisti al ruolo di avanguardia, cautela ed attendismo nei confronti dei processi esterni, scissione tra momento politico e momento economico delle rivendicazioni) che si esaspereranno nel periodo 1968-1978, provocando nella FGCI una crisi di adesione ben più grave di quella del partito.

È in questa direzione che vogliamo orientare una storia dell’organizzazione giovanile comunista: nel ricercarne la lettura che il Partito via via attua della questione giovanile, gli inevitabili referenti politici generali, come il quadro politico interno ed internazionale e il non trascurabile nesso storico tra passato e presente.