«Giustizia e Libertà» nel Mugello: la 2ª Brigata Carlo Rosselli «Trecentosessantacinque giorni alla macchia; in fondo, si rischiò solo di morire»

QUADERNI

della

F.I.A.P.

n.46

di Bruno Piancastelli

«Giustizia e Libertà» nel Mugello: la 2ª Brigata Carlo Rosselli «Trecentosessantacinque giorni alla macchia; in fondo, si rischiò solo di morire»

© I Quaderni della FIAP

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Quaderni della FIAP, n.46,

«Giustizia e Libertà» nel Mugello: la 2ª Brigata Carlo Rosselli «Trecentosessantacinque giorni alla macchia; in fondo, si rischiò solo di morire»

di Bruno Piancastelli

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Il 13 Settembre 1981, la Scuola Elementare di Ronta – nel Mugello – è stata intitolata al nome del Caduto Partigiano rontese, «Antonio Cinti», della 2ª Brigata Rosselli G.L.

C’è stata la Messa, poi i discorsi del Sindaco di Borgo S. Lorenzo (che è un rontese) e di altre Autorità, presenti la vedova della M.O. Elio Chianesi (che ha scoperto il cippo dove è scolpito il nome del Caduto), rappresentanze di Alpini e di Partigiani e molti rontesi.

È stata proprio una bella cerimonia; ci mancava solo la musica. Poi i fugaci ricordi e le strette di mano fra noi superstiti ormai anzianotti e... arrivederci alla prossima occasione.

Ma ora - mi domando - i ragazzini che frequentano la Scuola «A. Cinti» si chiederanno chi era? e perché i tedeschi lo fucilarono? e perché l’Alpino era diventato Partigiano?

Se qualcuno porrà queste domande verrà certo soddisfatto, almeno mi auguro, dalle risposte che riceverà dai suoi insegnanti, ma la storia di Antonio Cinti, pur nel contesto di tutto il movimento resistenziale italiano, resterà isolata ed avulsa dalla piccola storia del contributo dato con Lui dai giovani di Ronta al Movimento della Resistenza. E ciò non mi sembra giusto. Perché molti ragazzi di Ronta si ribellarono, d’istinto o per ragionamento, alla oppressione della dittatura nazi-fascista ed è giusto che si sappia, ora e in futuro, ciò che fecero e ciò che rischiarono.

Fecero poco rispetto a tanti altri, ma rischiarono moltissimo, per quanto, in fondo, si trattasse, forse, soltanto di morire.

Così, sulla scorta di documenti in mio possesso e con l’aiuto della memoria, ormai alquanto labile, ho realizzato questo lavoro che racconta la storia di un gruppetto di giovani, pazzi e generosi, che nell’Ottobre del 1943 diedero vita al nucleo attorno al quale si amalgamò quella Banda di Ribelli che in seguito, ingrossata da altri ragazzi di Firenzuola, di Scarperia, di Borgo, di Firenze e ogni altra parte d’Italia e del mondo, prese il nome di «Brigata Carlo Rosselli n. 2 - Giustizia e Libertà».

Si parlerà brevemente di Rolando Lonari di Grezzano, detto Bomba, anche lui catturato dai tedeschi e fucilato a soli diciannove anni; di Ugo Claudi di Scarperia, detto Delfino, disperso in combattimento e mai più ritrovato né vivo né morto; di Vittorio Barbieri Medaglia d’Oro alla Memoria, che donò generosamente la propria giovane vita per salvare quella dei compagni che si erano fiduciosamente posti al Suo comando.

Ma questo modesto lavoro che io rielaboro «a futura memoria» unendo insieme ricordi e documenti, perché appunto non vada perduta la memoria di quanto anche a Ronta fu fatto per la Causa della Libertà, mi piace dedicarlo oltre che ai nostri Morti, ad un indimenticabile, carissimo, fraterno amico anche lui troppo presto scomparso. Intendo dire Fulvio Tucci che fu il polo di attrazione di tutti noi, il vero motore della nostra organizzazione, colui che dall’inizio alla fine profuse le sue doti di intelligenza, di equilibrio, di bontà e di insospettate capacità organizzative, per il raggiungimento dello scopo che ci eravamo prefissi.

Dietro la sua apparenza tranquilla e svagata, si nascondevano una volontà di ferro ed una determinazione che emergevano nei momenti difficili e che riuscivano a spronarci ed a farci andare avanti, anche quando gli eventi ci erano contrari ed avremmo voluto fermarci.

Nonostante le sue non perfette condizioni di salute e la tremenda sciagura che colpì la sua famiglia nel maggio del 1944, rimase sempre, di fatto, il nostro Capo e riuscì a guidare, se non a comandare, la nostra Banda fino alla partenza per Monte Giovi.

Se mai riusciremo, io o qualche altro, a far stampare questo lavoro, avrei caro che una copia rimanesse nella Biblioteca della Scuola Elementare «A. Cinti», non a nostra «imperitura gloria» ma perché restino il ricordo e la documentazione che anche molti giovani di Ronta, insieme a tanti altri, dettero il loro contributo per la riconquista della «Giustizia e della Libertà».

B.P.

Firenze, 6 Novembre 1982