Fiori Casa rosselli

Recensione di Noè Foà al volume di Giuseppe Fiori, Casa Rosselli. Vita di Carlo e Nello, Amelia, Marion e Maria, Einaudi, 1999, p. 220

In questo libro uscito nell'anno testé trascorso Giuseppe Fiori, autore di pregevoli bibliografie, ha voluto inquadrare le drammatiche vicende, che hanno caratterizzato la vita, le attività ed il destino della famiglia Rosselli, in particolare della madre Amelia e dei tre figli Aldo, Carlo e Nello.

Il padre Joe, discendeva da una ricca famiglia di proprietari livornesi, la madre Amelia Pincherle Moravia era figlia di uomini d'affari veneziani ed imparentata con famiglie di patrioti protagonisti nella lotta contro la presenza austriaca nel Veneto, durante la quale assunsero posizioni di primo piano. Ta gli intimi Amelia annovererà persone che si presenteranno per notevole levatura intellettuale. Sfortunate furono le sue vicende coniugali. Causa la rovina economica dovuta alla dissipazione delle proprie risorse finanziarie e l'invaghimento del marito per una cantante lirica, Amelia non ebbe altra alternativa che rompere, a trentadue anni nel 1902 il matrimonio ed accollarsi il mantenimento e l'educazione dei tre figli, il maggiore di sette anni, gli altri due Carlo e Nello, di due anni e di poco più di un anno di età. Per sua libera scelta non volle più avere un compagno. Quello che aveva avuto l'aveva delusa come moglie e non aveva trovato alcun posto nel cuore dei figli. Subito dopo, per la situazione creatasi, la famiglia composta da madre e tre figli dovette tagliare le spese, conseguenza dell'impoverimento e traslocò da Roma a Firenze. Qui Amelia troverà amici e parenti, buona accoglienza, che le permetterà di dedicarsi assiduamente all'educazione dei figli e di espandere la sua attività pubblica rivolta alla collaborazione a giornali, riviste, case editrici, a scrivere libri anche di carattere fantasioso. Si dedica negli anni successivi a scrivere brillanti commedie tali da farla definire dai critici "una delle migliori scrittrici che possegono il senso del teatro". Nel corso del 1911 muore, ancor giovine, il marito che già si era allontanato, lascia lei afflitta da un dolore più aspro ma la famiglia in compenso erede di un patrimonio di azioni di una società proprietaria di miniere di mercurio sul Monte Amiata. Grazie ad esse nel periodo di rivalutazione nel dopo guerra 1918, i Rosselli diventeranno assai ricchi. La famiglia durante la guerra paga un aspro tributo, prima con la morte in combattimento del primogenito Aldo nel 1916, poi con la partecipazione al conflitto dei giovanissimi Carlo e Nello, chiamati di leva. Nel primo dopoguerra il nazionalismo in Italia e dovunque non tardò a prevalere sul patriottismo ed a strumentalizzarlo. Di come stessero le cose Amelia Rosselli cominciò ad accorgersi ben presto quando Mussolini e Marinetti inscenarono una ignobile gazzarra per impedire a Bissolati, assertore dei diritti delle nazionalità, di esprimere al Teatro della Scala di Milano la propria opinione. Dopo che milioni di uomini erano morti per la libertà si calpestava la libertà nella sua prima espressione, il pensiero e la parola. La gazzarra inscenata da Mussolini e dei futuristi alla Scala nel 1919era l'anticipazione del fascismo prima della fondazione dei fasci. In Amelia crebbe la simpatia per l'Inghilterra social democratica. In quel paese aveva consigliato di trasferirsi al figlio Carlo dopo il suo primo espatrio. Carlo Rosselli si sente socialista al ritorno dalle trincee per solidarietà con i soldati che vengono dalle file del proletariato. Si domanda: perché la guerra? "Perché questa guerra?" . "Si considera socialista critico bensì del socialismo ufficiale. Assiste al Congresso Socialista di Livorno del 1921 e parteggia per Turati. Al partito di questi si iscriverà solo nel 1924 dopo l'assassinio di Matteotti e lo fa insieme a Salvemini che torna, pro tempore, nella sua vecchia casa.

L'esperienza decisiva di Carlo Rosselli ha inizio accanto a Gobetti nel 1923 a Torino e dopo a Milano nell'ambiente turattiano di cui scorge rapidamente pregi e limiti. Sempre nel 1923 partecipa, con Salvemini, ad un seminario della Società Fabiana, vero stato maggiore intellettuale, in quel periodo, del Partito Laburista Inglese, apprezza il lavoro di quanti la dirigono fautore di un socialismo non marxista cresciuto nel seno di una rigogliosa civiltà liberale. Del valore universale del liberalismo Carlo Rosselli è profondamente consapevole pur nell'aspirazione non meno radicata, in lui, al Socialismo. In Carlo insorge pure l'interesse per Cattaneo ed il desiderio di studiare la questione della Autonomie, che avrà una parte centrale nel programma di Giustizia e Libertà. Durante il periodo (nel corso degli anni 20) di maggiore approfondimento degli studi di economia strinse amicizia e si fece stimare da insigni studiosi italiani della materia, tra i quali Einaudi, Sraffa, Mattioli, Adriano Olivetti.

Fu opera sua la recensione di Keynes sulla riforma monetaria. Senza la politica Carlo Rosselli sarebbe potuto diventare un ottimo professore universitario di Scienze Economiche, ma la politica lo distolse dalla carriera accademica voleva dire antifascismo attivo e militante. I suoi maggiori maestri ed amici (Einaudi, Cabiati, Araffa) erano antifascisti, ma non potevano sostenere fino in fondo la lotta politica in condizioni che l'avrebbe resa incompatibile con l'insegnamento. Aveva dei dubbi circa la validità del marxismo perché, ai suoi occhi il marxismo costituiva una dottrina fatalistica nel suo profetismo catastrofico e per di più isolava la classe operaia italiana impedendole di trovare alleati negli strati democratico - liberali dei ceti medi. La determinazione di Carlo Rosselli di tener duro anche a costo di dover continuare a logorarsi per tutta la vita non era che in parte condivisa dai suoi compagni di schieramento.

I suoi compagni di lotta ad oltranza diventeranno Bauer, Parri, Rossi, Lussu. Carlo come il fratello Nello temono che l'opinione pubblica moderata, pur di scongiurare il boscevismo, si adatti al fascismo mussoliniano ed ambedue giudicano urgente scuoterla proponendole una uscita di sicurezza nel segno di una democrazia liberale rinnovata. L'opposizione al fascismo portò Carlo e, a varie riprese, Nello che non intendeva votarsi per intero all'attività politica e restare studioso di storia, in prigione e al confino. Scriverà Carlo: sento che l'esempio potrà servire solo se sarà puro, perfetto incontaminato, solo se servirà a dimostrare che ci è stato qualcuno che ha saputo seguire, malgrado tutto, una linea di moralità, di intransigenza assoluta. La lotta non sarà né facile né breve. Carlo lo scrive già dal confino di Lipari e ancor più da Parigi, dove è giunto nell'estate del 1929 dal domicilio coatto di Lipari e dove deve prendere atto, ad un anno dopo la costituzione di Giustizia e Libertà, dell'arresto dei principali organizzatori del movimento in Italia. Col loro programma d'azione i Rosselli guardavano però al paese che avevano dovuto lasciare e cioè l'Italia, dove erano rimasti la loro mente ed il loro cuore. Il riaccendersi della lotta antifascista in Italia sarà possibile solo dopo che essa sarà divampata in tutta Europa. Ma il modo più sicuro di prepararvisi era di tentare anche l'impossibile nell'attesa. Questo lo dimostreranno, nel 1930, le spettacolari imprese aeree di Bassanesi su Milano ,e di De Bosis su Roma gestite da Giustizia e Libertà. Furono azioni di avanguardia a cui seguirà l'uscita nel 1932, dei "Quaderni di Giustizia e Libertà" in cui Carlo si fa convinto che la lotta oltre che dura sarà lunga e costosa e che con l'ascesa di Hitler in Germania la guerra sarebbe ritornata.

Da essa potrebbero scaturire l'abbattimento del nazismo e del fascismo e la costruzione degli Stati Uniti d'Europa ma prima che vi si giunga, bisogna battersi duramente e Carlo pensa abbattersi con metodi e fini rivoluzionari.

A proposito della Spagna, la cui rivoluzione, iniziata nel 1931 segue appassionatamente Carlo prevede che in ogni caso sarà guerra civile se il fascismo dovrà installarsi anche li al potere. Circa la Francia nella quale l'estrema destra è fronteggiata dalle sinistre, che formeranno tra poco il fronte popolare Carlo osserverà che la situazione in quel paese resterà tesa e ci sarà da aspettarsi qualche complicazione a non lontana scadenza. Aggiungerà di non esser dominato dalla preoccupazione del successo immediato, stima che la forza sua e del suo movimento di Giustizia e Libertà consiste nel lavorare per l'eternità in modo da poter pervenire alla meta.

La lotta armata contro il fascismo potrà affrontarlo solo nel 1936 in Spagna. Qui già dal febbraio 1936 un'alleanza di sinistra aveva battuto il governo clerico moderato di Gil Robles. Nel maggio dello stesso anno anche in Francia vincerà il fronte popolare democratico. All'indomani della sconfitta elettorale la destra spagnola organizzata, tutto ciò che è rigurgito di medio evo, egoismo esasperato di classe, spirito di fazione di intolleranza, di violenza già complotta ed i suoi dirigenti si fanno ricevere da Mussolini che promette, armi, denari ed ogni sorte di appoggi. Si sviluppa l'offensiva terroristica di destra contro il governo democratico di Santiago Casares Quiroga. Carlo Rosselli in un articolo intitolato il "dovere dei rivoluzionari" su Giustizia e Libertà non esita scrivere che "i fascismi di tutto il mondo si augurano il successo dei sediziosi e aggiunge che "la rivoluzione Spagnola è la nostra rivoluzione, che la guerra civile spagnola è la guerra di tutto l'antifascismo, che il posto dei rivoluzionari capaci di apportare ai compagni spagnoli un tributo effettivo tecnico e in Spagna".

Anche se il viluppo di cautele e di convenienze di ordine politico internazionale non permette che venga data una risposta alla aspettative di cui sopra, Giustizia e Libertà coglie un dato avvincente: per la prima volta gli oppositori fuorusciti possono battersi contro il fascismo armi alla mano. Risoluto ad esserci Carlo manda in catalogna degli emissari per verificare la pratica abilità di un intervento degli italiani. Il colpo di stato di destra si sviluppa il 18 luglio 1936, Carlo entro il ferragosto dello stesso anno, raggiungerà gli antifascisti italiani già accorsi e raggiuntili scriverà "dopo i lunghi anni di esilio io confesso che fu solo quando varcai la frontiera della Spagna, quando mi iscrissi nelle milizie popolari e indossai la tuta, divisa simbolica del lavoro armato, ed imbracciai i fucili che mi sentii ridiventare uomo libero nella pienezza della mia dignità". Il 28 agosto 1936 di fronte alla fortezza di Huesca Carlo Rosselli viene ferito, i volontari italiani si comportano mirabilmente ed infliggono dure perdite ai rivoltosi franchisti che vengono precipitosamente messi in fuga. Quella battaglia una delle prime dopo il colpo di stato a segnalato ciò che sanno fare gli italiani, anche se pochi e mali armati, quando a spingerli all'azione è la sete di libertà.

Quello scontro fu il primo fatto d'armi partigiano degli italiani nella guerra europea, che finì circa 9 anni dopo.

Gli è di bussola una regola "tenere sempre in vista l'obiettivo essenziale" che resta la sconfitta di Franco. Nel novembre 1936 rivolge da radio Barcellona due appelli esaltanti "sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano" in uno, nell'altro "per la Spagna proletaria tutto il nostro aiuto. Oggi in Spagna, domani in Italia. Gioventù d'Italia sveglia! Uomini liberi in piedi!".

Non ha caso la direzione generale di pubblica sicurezza mette in guardia, dopo la metà di novembre, il Ministero degli Esteri a Roma affermando che "il noto Rosselli appare come assurto a personalità più spiccata dell'antifascismo nella guerra civile spagnola". Il 20 novembre 1936 Rosselli si ritrova al comando della sua colonna sul fronte Aragonese davanti alla località di Almudevar allo scopo di trattenere sul fronte truppe franchiste altrimenti impiegabili nell'attacco a Madrid. L'operazione offensiva viene sospesa e a Carlo, causa gli strapazzi, si apre su una gamba una piaga. Si ridesta così una vecchia flebite già sofferta da ragazzo. Nel dicembre 1936 Carlo si dimette dal comando della sua colonna e si recherà in Francia per curarsi.

L sede di Giustizia e Libertà e la redazione del settimanale a Parigi sono oggetto sin dal 1935 dell'attenzione assidua di due personaggi che sembrano di sicura affidabilità e che poi la polizia francese rivelerà come due delatori al servizio dell'OVRA . Rosselli espiato in ogni momento della sua vita pubblica. Dopo il suo rientro in Francia ai primi di gennaio del 1937 arriva sul tavolo del capo dell'OVRA Di Stefano una nota confidenziale circa una riunione avvenuta il 16 dello stesso mese nei locali della sede di Giustizia e Libertà per discutere sulla formazione del battaglione "Matteotti", che Carlo Rosselli vorrebbe aperto a tutte le correnti politiche. Dallo stesso Rosselli viene lanciata pure un ennesima proposta di unità di tutte le formazioni antifasciste per realizzare una vecchia idea di collocare tutti i fuorusciti in una stessa colonna.

Se l'OVRA a rapporti terminali con l'estrema destra francese, è certo che collegamenti costanti sono mantenuti tra il servizio segreto d'informazioni militari italiani (SIM) ed un gruppo terroristico francese filo fascista di recente formazione (La Cagule), meglio indicato come organizzazione segrete di azione rivoluzionaria nazionale. I fondatori sono antichi aderenti all'"Action Francaise". I contatti sono sviluppati tra La Cagule ed Ufficiali del SIM. Uno di questi in seguito racconterà di aver ricevuto l'ordine di far uccidere Carlo Rosselli, considerato bersaglio grosso, oltreché membro della milizia rossa e come ebreo. Nel frattempo Carlo sa che, causa la flebite, non può ritornare in tempi ravvicinati in Spagna dove, nell'ottobre del 1936, ad Albacete si era formato un battaglione "Garibaldi" di 600 volontari tra i sedici e sessanta anni. Il 18 marzo 1937 le formazioni fasciste al servizio di Franco vengono travolte dai "Garibaldini" nella mani dei quali rimangono centinaia di prigionieri, centinaia di camion, di mitragliatrici, cannoni e tonnellate di materiale bellico. Ingenti le perdite umane subite dalle camicie nere.

Alcuni giorni dopo la sconfitta i terroristi neri francesi offrono al SIM in cambio di mezzi tecnici e finanziari anche la possibilità di sopprimere persone incomode. Da parte italiana viene designato il primo obiettivo nella persona del "noto antifascista Carlo Rossellli". In aprile muore Gramsci ed il 30 sull'intera prima pagina di Giustizia e Libertà viene dispiegato il titolo: "il proletariato italiano non ha che un modo per commemorarlo, acquistare coscienza del suo compito storico e battersi". Nel frattempo La Cagule istruisce e coordina la manovalanza dei sicari. Questi sciano in continuazione Carlo e la moglie Marion che alla fine appaiono come al centro di un accerchiamento.

Carlo Rosselli con la consorte scendono il 17 maggio 1937 all'Hotel Cordier di Bagnoles sur L'Orne, città termale in Normandia. Il 6 giugno li raggiungerà per un visita il fratello Nello.

Intanto viene preparato l'agguato lungo la strada di Alencon, l'automobile su cui viaggiavano i fratelli Rosselli si vede tagliata la strada da una delle due vetture che gli avevano seguiti a distanza. Da una scendono gli assassini che infieriranno selvaggiamente sui Rosselli, i cui corpi verranno buttati dietro una siepe. I documenti prelevati dalla giacca di Carlo verranno consegnati in una località presso Torino da un capo della Cagule al rappresentante del SIM, di cognome Navale. Il 15 giugno ai loro funerali accorreranno spontaneamente di 150 mila persone a testimonianza collettiva del fatto che il senso internazionale della lotta antifascista comincia ad essere percepito al di la delle ristrette schiere dell'antifascismo italiano.