EUROPA

Quarto ciclo di incontri della 4 Winter Schools di storia per adulti promosse da F.I.A.P., Fondazione Aldo Aniasi, Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, Istituto Nazionale Ferruccio Parri e ISEC. Ciclo di 4 incontri dedicati alla parola-chiave Europa a cura di Marco Cuzzi conFrancesca Lacaita. Docenti Marco Cuzzi, Francesca Lacaita, Anna Ferrando; ricerca a cura di Anna Ferrando.

Le prime due lezioni di Marco Cuzzi, docente di storia contemporanea alla Statale di Milano, hanno approfondito la genesi della parola e del concetto di Europa. Il professor Cuzzi ha affrontato la storia dell’Europa secondo tre livelli:

1) La protostoria dell’Europa, tutto ciò che precede, dalle origini risalendo ai Greci e ad Erodoto, il processo di integrazione.

2) La fase dell’integrazione europea

3) La storia dell’idea di Europa

Nella terza lezione di Francesca Lacaita si parla di donne che pensarono all’Europa, ossia di quelle politiche e intellettuali che contribuirono prima a sognare e poi a creare, soprattutto dalle macerie della Seconda guerra mondiale, un’idea di Europa unita e solidale. Si parte però dalla fine dell’Ottocento in cui le donne erano già attive in movimenti internazionalisti anche se rimanevano lontane dalle discussioni giuridiche sulle relazioni tra stati che impegnano i primi europeisti, o i primi federalisti. Ciò che già facevano era sottolineare il valore della fratellanza, dell’uguaglianza e dei contatti fra i popoli. È il caso della scrittrice franco-tedesca Annette Kolb (1870-1967), che già da prima della guerra si rifiutò di fare una scelta tra le sue due patrie.

Durante il primo conflitto mondiale gli internazionalismi tradizionali furono travolti, ma emerse un pacifismo femminile che prese parte direttamente al dibattito politico. Al tempo stesso, crebbe una generazione di donne che aveva ricevuto un’elevata istruzione formale ed entrava nelle professioni e in politica con un’autorevolezza inedita. Era state tutte segnate dall’esperienza della guerra mondiale. Da qui prese le mosse il primo europeismo “al femminile”. Protagoniste ne sono state donne come Louise Weiss (1893-1983), Annette Kolb, la pedagogista Anna Siemsen (1882-1951) avviò il suo percorso di sintesi di socialismo, educazione, femminismo ed europeismo. Il deteriorarsi della situazione negli anni Trenta, con l’ascesa al potere di Hitler, determinò un’ulteriore svolta. La causa europeista si legò all’antifascismo, si fece strada una visione federalista che prospettava la fine della sovranità assoluta degli Stati ne furono protagoniste la già

citata Anna Siemsen dall’esilio svizzero, in Gran Bretagna l’economista Barbara Wootton (1897-1988), membro di Federal Union come la scrittrice inglese Margaret Storm Jameson (1891-1986). Il regime hitleriano provocò la fuoriuscita dal paese anche di giovani e combattivi oppositori, nei cui circoli, generalmente socialisti di sinistra, si dibattevano idee sul futuro dell’Europa: così fu per Ursula Hirschmann (poi la moglie di Eugenio Colorni, e, in seguito, di Altiero Spinelli); Hilde Meisel, alias Hilda Monte che espatriò in Inghilterra. Queste sono solo alcune delle donne di cui ha parlato Francesca Lacaita.

La quarta lezione di Anna Ferrando si è incentrata sul difficile tema dei confini nei blacani e del rischio di una “balcanizzazione” dell’Europa. L’area dei balcani è quella in cui il secolo breve ebbe inizio e fine; lì non solo si accese la miccia che fece esplodere la prima guerra mondiale nel 1914, ma lì si consumarono nella maniera più efferata le conseguenze del crollo del muro di Berlino e del tramonto dell’alternativa socialista a partire dal 1991. Quando la cortina di ferro crollò, in tutta l’Europa dell’Est si liberarono forti tensioni nazionaliste, ma in nessun’altra parte il fenomeno acquisì le dimensioni del cataclisma jugoslavo. In un momento in cui gli Stati della Comunità europea si sforzavano di mettere in comune la loro sovranità, la necessità del “confine” così tenacemente rivendicata dalla Slovenia e dalla Croazia subito dopo, sembrava veramente contraria ai tempi. Vi era il rischio che un’Europa delle nazioni potesse degenerare in un’antistorica balcanizzazione dell’Europa. Del resto, saranno proprio la dissoluzione della Jugoslavia e la guerra in Kosovo ad accelerare il processo di allargamento dell’Ue ai Paesi dell’Europa centrale e orientale emersi dal crollo dell’Urss, tanto che la nuova Europa a 25 inaugurata nel 2004 e di cui la Slovenia entrò a far parte, divenne per molti il vero simbolo del dissolvimento della cortina di ferro.

La presente ricerca, L'Europa, i balcani e i confini di un'identità, di Anna Ferrando, è stata finanziata dai corsisti iscritti al corso Europa della Winter school, Milano 5-26 febbraio 2018.

Un sentito ringraziamento a: Cinzia Agnesini , Sonia Bagatta , Patrizia Caccia, Fabio Comini, Gabriella Ert, Piergiorgio Fabrizio, Gianni Granata, Ausilia Greco , Antonella Miloro, Mirella Mingardo, Antonella Olivieri, Daniela Zambrano.

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