Bonfantini Corrado

CORRADO BONFANTINI

Novara 1909 - Oneglia 1989

Biografia tratta dal volume didattico per ragazzi "Viva L'talia. Donne e uomini dall'antifascismo alla Resistenza", Edizioni FIAP, Enciclopedia delle donne, Collana Nuovi Quaderni della FIAP, 2015.

Corrado Bonfantini nasce a Novara il 22 febbraio 1909, in una famiglia di tradizione socialista, il padre, prima dell’avvento del fascismo, ricopre la carica di sindaco di Novara per sette anni. Fin da adolescente, all'indomani del delitto Matteotti, Corrado aderisce alla lotta antifascista: nel 1925 si unisce al Psu (Partito socialista unitario) e nel 1927 al Partito comunista d’Italia (PCd’I), dal quale uscirà nel 1933.

Per le sue idee e per la sua attività politica Corrado paga ancora giovanissimo un prezzo molto alto: nel 1928, a soli 19 anni, viene deferito al Tribunale speciale e condannato per congiura contro il governo; scontati 18 mesi di carcere, seguono altri arresti e condanne al confino politico prima all’isola di Ponza, dove trascorre due anni, poi a Vasto e infine alle Tremiti, da dove viene liberato, per disposizione ministeriale, nel 1943.

Nello stesso anno, con Lelio Basso e altri militanti socialisti promuove la costituzione del Mup (Movimento di unità proletaria), che esprime un tentativo di rinnovamento e di superamento

delle passate divisioni del movimento operaio fra socialisti e comunisti. Il Mup svolge un’intensa attività attraverso una serie di contatti e di convegni clandestini con altre forze politiche per rafforzare la propria rete organizzativa e far conoscere il suo programma. A Milano ridà vita all’“Avanti!”, il cui numero, preparato clandestinamente, uscirà il 1° agosto 1943. Qualche giorno più tardi il Mup si fonde con il PSI, dando vita al PSIUP, dove Corrado entra nella prima direzione del partito.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 viene designato a rappresentare il Partito socialista nel primo comitato militare del CLN regionale piemontese, attività che gli costa un nuovo arresto da parte della polizia fascista: ferito gravemente in un tentativo di fuga, viene portato all’ospedale torinese di San Giovanni Vecchio e riesce a mettersi in salvo fuggendo dalla sala operatoria.

Corrado ripara poi a Milano e partecipa all’organizzazione clandestina del partito: nella primavera

del 1944 il PSIUP subisce in Lombardia un duro colpo, in seguito all’arresto avvenuto a Milano di alcuni dirigenti importanti, quasi tutti deportati in Germania. Ed è in questo contesto che Corrado si dedica assieme ad altri alla riorganizzazione del gruppo dirigente lombardo e nel giugno entra a far parte del Comitato esecutivo per l’Alta Italia; poi gli viene affidato il Comando militare generale delle brigate Matteotti. In una circolare del settembre 1944 diretta a tutte le formazioni dipendenti il Comando della brigate Matteotti così si esprime: “Operai, contadini, studenti accorsi generosamente a rafforzare le schiere dei patrioti nel combattere tra le nostre fila tendete non solo alla meta immediata della cacciata dei nazisti e dei fascisti, ma a quella più

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alta che consiste nel preparare un mondo migliore”. Corrado è, inoltre, tra gli organizzatori delle bande partigiane dell’Ossola, dove si costituisce una vera e propria Repubblica partigiana, un esempio positivo di governo democratico in un’Europa ancora oppressa dal nazifascismo.

Nell’aprile 1945, con l’avvicinarsi della fine della guerra, Corrado tenta autonomamente di raggiungere un’intesa con alcuni esponenti della Repubblica sociale; pensa sia possibile infatti cercare di accordarsi per evitare gli ultimi spargimenti di sangue e fare in modo che i fascisti e i tedeschi depongano le armi nelle mani dei partigiani. Non ha però fatto i conti con la realtà: proprio

verso la fine della guerra, in disperata ritirata, i nazifascisti compiono stragi e atti di violenza contro la popolazione, colpevole di spalleggiare i partigiani. Come gli ricorda Sandro Pertini, con i fascisti non si può più trattare, lo richiedono gli italiani e lo richiede l’opinione pubblica internazionale che, dopo anni di alleanza con Hitler, vuole dall’Italia una scelta di campo chiara, senza compromessi. Il Partito socialista e il CLN sconfessano quindi il tentativo di Bonfantini, che continua comunque a spendersi per la Liberazione e si sposta a Milano. Qui, nei giorni dell’insurrezione

generale, è il primo a dare l’annuncio dell’avvenuta liberazione della città dai microfoni della stazione radio di Porta Vigentina, occupata dai partigiani il 26 aprile.

Nel dopoguerra Corrado prosegue nella sua attività politica: segretario della federazione torinese

del PSIUP, deputato all’Assemblea Costituente e poi alla Camera, tra il 1948 e il 1958. Corrado Bonfantini muore ad Oneglia (Imperia) il 9 agosto 1989.