F.I.A.P. - Federazione Italiana Associazioni Partigiane

F.I.A.P. è la Federazione Italiana Associazioni Partigiane. Ad essa aderiscono associazioni e circoli che si richiamano ai valori e ai principi che essa difende.

La F.I.A.P. venne fondata nel 1949 con l’obiettivo di  valorizzare il contributo originale portato alla lotta di Liberazione dal socialismo liberale di Giustizia e Libertà, dal Partito d’Azione, dall’antifascismo liberal-radicale, dagli anarchici, dagli indipendenti e da quanti nel dopoguerra italiano non si riconoscevano nella logica degli schieramenti contrapposti.

Ferruccio Parri ne fu primo presidente e principale animatore; seguirono alla presidenza Francesco Albertini, Enzo Enriques Agnoletti, Aldo Aniasi e Francesco Berti.

Dal giugno 2021 è Presidente Nazionale Luca Aniasi.
Attraverso corsi, convegni, seminari, percorsi didattici, mostre, FIAP mantiene vivi i valori dell’antifascismo e della Resistenza. 

La F.I.A.P. progetta e realizza ricerche e pubblicazioni e aderisce alla
Confederazione Nazionale fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane

In ricordo di Giorgio Ruffolo

È mancato 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐨 𝐑𝐮𝐟𝐟𝐨𝐥𝐨, economista e politico di grande spessore e umanità. Era membro della Presidenza Onoraria della FIAP - Federazione Italiana Associazioni Partigiane.

Il ricordo di 𝐀𝐧𝐝𝐫𝐞𝐚 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢𝐚𝐫𝐝𝐢.

La scomparsa di Ruffolo lascia un grande vuoto in chi l’ha conosciuto e, più in generale, nello scenario politico-culturale italiano anche se in pochi, al suo interno, nell’arida era dell’attimo possono comprendere quanto egli sia stato importante per la storia dell’Italia repubblicana. 

Il suo animo gentile e il suo dolce sorriso si accompagnavano a una ferrea determinazione, figlia della fiducia nelle idee di cui, durante la sua lunga vita, si fece portatore e che, mostrando sempre grande autoironia e autonomia di giudizio, seppe mettere in discussione pur rimanendo saldamente ancorato a valori quali l’antifascismo e il socialismo, inteso come tensione ideale unita a un riformismo forte e non come dogma ideologico né sterile dichiarazione d’intenti. Giovane rivoluzionario trockijsta nel Partito socialdemocratico; funzionario dell’ENI di Mattei con il suo amico Mario Pirani; militante (e poi dirigente) del PSI, critico verso Craxi fin dalla fine degli anni Settanta quando lo stesso Ruffolo fu centrale nel dibattito avviato su «Mondoperaio» dopo la segreteria di De Martino; programmatore durante il primo centro-sinistra al fianco di Antonio Giolitti e parte del gruppo dei “lombardiani”; parlamentare in Europa e in Italia; due volte ministro dell’Ambiente; critico verso il PCI ma sempre aperto al dialogo; nel PDS e nei DS dopo la fine della Guerra fredda e lo sgretolamento del PSI dopo Tangentopoli, convinto di dover e poter dare un contribuito alla riorganizzazione della sinistra da cui, anche nel nuovo millennio, mai si staccò esprimendo forti perplessità sulla genesi e lo sviluppo del Partito Democratico.

Tuttavia Ruffolo, anche quando s’impegnò concretamente nei diversi ambiti ricordati, mostrando pure notevoli doti di organizzatore, fu soprattutto un intellettuale di enorme spessore, mai rassegnato alla mera accettazione del presente nel nome della governabilità né indifferente alle diseguaglianze sociali e alle sorti dell’ambiente. È per questo che, pur non volendo di certo cancellare il mercato per legge (come ricordava provocatoriamente), continuò a mettere in discussione il capitalismo e, in particolare, la sua finanziarizzazione sostenendo la salvaguardia del ruolo dello Stato e del pubblico (comunque da rinnovare) rispetto al privato. La costante volontà di approfondire il passato era per lui connessa con l’esigenza di guardare con coscienza e senso critico al presente e al futuro, anche se la sua lucidità lo obbligava a fare i conti con il pessimismo della ragione, senza però perdere l’ottimismo della volontà.

Nel 2000 mi rilasciò una lunga intervista intitolata Centrosinistra anni sessanta. Le avanguardie sconfitte, pubblicata su «il Ponte» (3/2000, pp. 89-113). In questa sede, tra l’altro, partendo dall’idea che aveva del pensiero di Riccardo Lombardi all’epoca del primo centro-sinistra, sostenne:

𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑠𝑚𝑜 𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑟𝑖𝑚𝑎𝑟𝑟𝑎̀ 𝑖𝑚𝑚𝑜𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜. 𝐴𝑐𝑐𝑒𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑠𝑏𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖. 𝐷𝑒𝑙 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙’𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑐’𝑒𝑟𝑎 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑠𝑚𝑜, 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑛𝑡𝑖𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝐵𝑟𝑎𝑢𝑑𝑒𝑙 𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑠𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡𝑎̀ 𝑛𝑜𝑛 𝑜𝑐𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑎 𝑢𝑛’𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑎, 𝑒 𝑐𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑎̀ 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑢𝑛’𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑣𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑠𝑚𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑑𝑎 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑜𝑔𝑔𝑖. 𝑁𝑒𝑙 𝑡𝑒𝑟𝑧𝑜 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑏𝑒𝑛𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑖𝑎 𝑎𝑐𝑐𝑢𝑚𝑢𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑖𝑡𝑡𝑜.

Quasi un quarto di secolo dopo, in realtà, non sembra che le cose siano migliorate. Il titolo di un suo volume Einaudi del 2008, Il capitalismo ha i secoli contati, indica che Ruffolo non si faceva grandi illusioni sul futuro prossimo ma che non intendeva certo rinunciare al sogno di un diverso mondo possibile. Sogno senza il quale è sostanzialmente impossibile incidere sulla realtà e cambiarla in concreto, come Ruffolo tentò sempre di fare con la sua forza tranquilla e la sua contagiosa vitalità.


Il 1° gennaio a Milano è mancato il Presidente Onorario della FIAP Mario Artali.

Artali fu eletto Presidente Nazionale della FIAP nel 2012 quando raccolse il testimone dell’ultimo partigiano Francesco Berti Arnoaldi Veli e mantenne la carica fino al 2021 quando si dimise per favorire un ricambio generazionale all’interno dell’organizzazione.

Fu uno strenuo ed orgoglioso difensore dei valori fondativi della FIAP ma mantenne sempre, con lucidità e passione, un legame forte con le altre associazioni antifasciste e della resistenza. Fu anche Vicepresidente della Fondazione Corpo Volontari della Libertà. 

Artali fu un protagonista della cultura socialista milanese ed era Presidente del Circolo de Amicis e della Fondazione Aldo Aniasi. 

Fu deputato socialista nella VI legislatura ed è stato poi un manager di successo, dapprima nella chimica ENI e successivamente come Amministratore Delegato della SME, finanziaria dell’IRI per l’industria alimentare e la grande distribuzione, dove completò il risanamento ed avviò con successo la privatizzazione secondo le volontà del governo. 

Fu poi Consigliere di Amministrazione della Banca Popolare di Milano e ricoprì numerosi incarichi nel gruppo bancario.  

Impegnato dall’inizio del 1994 nel gruppo Sigma-Tau, lasciate dopo alcuni anni le responsabilità operative, è stato sempre confermato nel consiglio di amministrazione della capogruppo Sigma Tau Finanziaria. Alla scomparsa del fondatore, Claudio Cavazza venne chiamato dagli eredi alla presidenza.

La FIAP inchina le sue bandiere di fronte al compagno, all’amico sincero ed alla guida saggia ed illuminata.

Il Progetto Milanosifastoria, promosso dal Comune di Milano e Rete Milanosifastoria, alla sua nona edizione (2022-2023), torna con un ricco programma di iniziative multimediali e appuntamenti culturali, dedicati alla cittadinanza e in particolare al mondo della scuola.

Consulta il programma completo

É ONLINE LA RIVISTA "LETTERA AI COMPAGNI"

In occasione della FESTA DELLA LIBERAZIONE dal nazifascismo, la “LETTERA AI COMPAGNI” riprende le pubblicazioni.
La rivista fondata da Ferruccio Parri nel 1969,  torna a firma di Luca Aniasi, Paolo Bagnoli, Roberta Cairoli, Antonio Caputo,  Bianca Lami, Anna Foa, Ferruccio Parri, Andrea Ricciardi, Filippo Senatore, Marco Zanier e con i contributi tratti dagli archivi originali.

COMUNICATO STAMPA F.I.A.P. - 25 APRILE

Celebriamo questo 25 aprile, il settantasettesimo anniversario della Liberazione dell’Italia e dell’Europa, dal nazifascismo, con la conquista delle perdute Libertà attraverso la Resistenza.

La Resistenza è stato un gigantesco fenomeno di disobbedienza civile in nome di ideali superiori come libertà, eguaglianza, giustizia, fratellanza dei popoli.

Le bande partigiane furono “un microcosmo di democrazia diretta”, in senso esistenziale, di autocoscienza, permettendo ad una intera generazione di affacciarsi alla politica, scavando nel proprio io, facendo riferimento alle proprie scelte, affermando la personale scelta partigiana di ciascuno quale fondamento di una rigenerazione collettiva da realizzare attraverso istituzioni rifondate dal basso.

Secondo risorgimento e lotta patriottica, fu qualcosa di più grande del CLN e dei partiti che la guidarono, perché  fu soprattutto la moltitudine delle vite concrete dei resistenti, di quanti interpretarono l’8 settembre 1943, morte  della Patria, ma anche inizio di un cammino impervio per ritrovarla, come la fine di una stagione di carestia morale e di avvelenamento delle coscienze, vivendola come il momento in cui finalmente non ci si doveva vergognare di se stessi e si potevano riscattare vent’ anni di passività e ignavia.

Una scelta che, nel suo significato etico di rifiuto dell’orrore e della sopraffazione, incombe su ciascuno ancor ora.

Facendo del 25 aprile una data fondamentale, nel senso letterale di fondamento della nostra religione civile.

Festa di tutti gli italiani senza alcuna distinzione.

Oggi, grazie a quella pagina scritta sulle montagne e nelle nostre città, e in Europa, abbiamo ancora il privilegio di scegliere e di poterlo fare nella libertà, conquistato con le armi e generosamente condiviso con i nemici della libertà, fascisti e repubblichini, portatori di dottrine infami.

Una scelta, per conservare quel privilegio, necessaria, in quanto imparziale e definitiva.

Ma la Resistenza ha avuto anche un significato universale: in quanto guerra popolare, spontanea, non comandata dall’alto, essa è stata un grande moto di emancipazione umana, che mirava molto più lontano e i cui effetti, proprio per questo, non sono ancora finiti: a una società internazionale più giusta, ispirata agli ideali di pace e di fraternità tra i popoli.

Chi legga le Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea, da cui parlano, nell'estremo saluto alla vita, operai e sacerdoti, intellettuali e contadini, comunisti, socialisti, cattolici, liberali, azionisti, si accorge che esse sono animate da un comune sentire. Non soltanto del coraggio di fronte alla morte che nasce dal sentimento della dignità dell'uomo come valore assoluto al di là e al di sopra della morte.

Queste parole sono come l'inizio di un canto corale che sarà ripetuto da mille altri fino alla Libertà.

Ma non possiamo, in questo 25 aprile, non rivolgerci al popolo ucraino, vittima di una illegale guerra di aggressione, che ha violato lo statuto dell’Onu e il diritto internazionale, facendo precipitare il mondo nell’angoscia.

La ferma condanna dell’aggressione militare scatenata senza alcuna giustificazione dalla Russia tirannicamente governata da Putin è per una Associazione come la nostra, fondata da Ferruccio Parri negli anni della guerra fredda, resistente della prima ora e primo Presidente del Consiglio dell’Italia liberata, imperativo etico e civile assoluto.

E’ Resistenza anche quella di Kiev, contro l’invasore che intende negare la libertà del popolo ucraino.

In questa enorme e assurda realtà della guerra che continuamente smentisce il diritto, occorre non gettare la spugna rifiutando un determinismo storico per cui è la guerra stessa che giustifica i propri crimini e si autoassolve. 

Occorre declinare la ragione del diritto, prima che la compassione del mondo per le vittime dei tanti crimini si esaurisca, distinguendo, come insegnava Norberto Bobbio, tra i fondatori della FIAP, fra “violenza prima” e “violenza seconda”, fra chi usa per primo la forza militare e chi si difende. Chi usa la forza per primo è il prepotente e chi esercita la forza per secondo è il più debole costretto a difendersi: e le due posizioni non possono essere messe giuridicamente e moralmente sullo stesso piano. È il classico tema dell'aggressione e della resistenza all'aggressione.

Se non introduciamo criteri di valutazione giuridica e morale dell'uso della forza militare si rischia di dare sempre ragione al prepotente.

Per questo motivo, quest’anno non saremo, per la prima volta, a Porta San Paolo a Roma ed in altre piazze dove abbiamo ravvisato il rischio che si potesse perdere il senso del 25 aprile, della più importante ricorrenza civile della nostra Repubblica

Non possiamo accettare che le bandiere della FIAP, che dalla sua fondazione si basa sulla “fede nella libertà”, si possano confondere con quelle dell’odio verso le democrazie occidentali. Non è la festa della “pace” ma della fine di una guerra, quella combattuta dai nostri partigiani armati dagli alleati americani ed inglesi per liberare l’Italia dall’occupazione straniera a cui il fascismo aveva spalancato le porte.

Dedichiamo questo 25 aprile alla memoria di chi 77 anni fa in tutta Europa ha perso la vita per riconquistare la libertà contro la tirannide militarista e imperialista del tempo e oggi al popolo ucraino che sta resistendo eroicamente alla superpotenza che ha invaso il suo paese. Lo dedichiamo alle vittime civili di una barbarie che non rispetta alcuna regola internazionale, alcun codice d’onore.

Sappia l’esempio dei partigiani italiani ed europei farci ritrovare la strada per un mondo più giusto e per la pace e fratellanza tra i popoli dai resistenti europei agognata, bandendo la guerra dalla storia dell’UOMO.


La Presidenza FIAP

Nei locali del Nuovo cinema Aquila a Roma ha preso vita oggi 2 giugno 2021 il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza che riunisce ANPI, AICVAS, ANED, ANEI, ANFIM, ANPIC, ANPPIA, ANRP, FIAP, FIVL.

Un'iniziativa storica che avvia un percorso unitario e condiviso nel rispetto, fondamentale, delle diverse anime, culture e sensibilità delle singole Associazioni partecipanti. Ha presieduto Luca Aniasi, della Direzione nazionale F.I.A.P.

Sono intervenuti Dario Venegoni, Presidente Nazionale dell'ANED, Serena Colonna, segretaria generale dell'ANPPIA, Anna Maria Cristina Olmi, Vice Presidente Nazionale dell'ANPC, Gianfranco Pagliarulo, Presidente Nazionale dell'ANPI.

L'attrice Benedetta Buccellato ha letto un brano tratto dall'ultimo discorso alla Camera dei Deputati di Giacomo Matteotti e la storica Isabella Insolvibile dell'Istituto Parri ha svolto una straordinaria lectio storica "Dalla Resistenza alla Repubblica".

Sono giunti i messaggi di saluto del Presidente della Camera Roberto Fico e della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.


Al seguente link viene riportato il discorso di Luca Aniasi: https://www.facebook.com/FIAPItalia/photos/a.361850837313867/1847514855414117/ 

PUBBLICAZIONI RECENTI 

Il sole, il respiro, il colore dell’aria. 19 donne decorate con Medaglia d’Oro al Valor Militare (1943-1945), un volume di Monica Emmanuelli realizzato per F.I.A.P. nell’ambito del progetto “Valorizzare il ruolo delle donne nella Resistenza: le Medaglie d’Oro”.

Le biografie delle 19 donne decorate con la Medaglia d’Oro al Valor Militare rappresentano simbolicamente la varietà e le peculiarità della Resistenza femminile. Tra di loro ci sono staffette, partigiane in armi, infermiere, contadine, braccianti, borghesi, di età e con percorsi culturali e lavorativi molto diversi. Si tratta di un numero obiettivamente esiguo se si contano le oltre trentaseimila partigiane certificate, senza poi calcolare coloro che, dopo la guerra, hanno preferito dimenticare. Seguire il dipanarsi delle vite di queste donne, attraverso cambiamenti, valutazioni e scelte, ci permette di eludere la retorica resistenziale che appiana, riduce e semplifica tutta l’inventiva e la profondità delle decisioni etiche e politiche operate dalle donne resistenti. Le decorate alla memoria sono Irma Bandiera, Ines Bedeschi, Livia Bianchi, Cecilia Deganutti, Gabriella Degli Esposti, Anna Maria Enriques Agnoletti, Maria Assunta Lorenzoni, Irma Marchiani, Ancilla Marighetto, Clorinda Menguzzato, Norma Parenti, Rita Rosani, Modesta Rossi, Virginia Tonelli, Iris Versari. Gina Borellini, Carla Capponi, Paola Del Din e Vera Vassalle hanno ricevuto l’onorificenza in vita.


Le Costituenti. La parola alle donne, un volume a cura di Federica Artali, Roberta Cairoli e Marina Cavallini realizzato dalla F.I.A.P. nell'ambito del progetto "Le donne e la Costituente" con il contributo del Ministero della Difesa.

Il 2 giugno 1946 ventuno donne vennero elette all’Assemblea Costituente: un risultato che sancisce di fatto l’accesso alla rappresentanza politica da parte delle donne.
Un percorso lungo e faticoso che il volume, ideato dalla FIAP, ricostruisce riallacciando i legami tra le battaglie del movimento femminile emancipazionista di inizio Novecento e il riconoscimento del diritto di voto nel febbraio del 1945. Le 21 protagoniste vengono raccontate attraverso lo strumento della biografia e rappresentate mediante illustrazioni originali. Per rendere inoltre più fruibili i contenuti alle nuove generazioni i capitoli sono corredati da box tematici, schede e fonti documentarie di diversa tipologia per stimolare approfondimenti e riflessioni.


Soldati italiani dopo l'8 settembre 1943. Nuova edizione, un volume a cura di F.I.A.P. - Federazione Italiana Associazioni Partigiane con il contributo del Ministero della Difesa.

Nel 1987 Aldo Aniasi, all’inizio del suo mandato di presidente della Federazione Italiana Associazioni Partigiane, volle fortemente la pubblicazione del volume 51 della collana “Quaderni della FIAP” dal titolo Soldati italiani dopo il settembre 1943: un’operazione pionieristica volta a «fornire copioso materiale al giudizio del lettore» sulla vicenda, a lungo trascurata e pertanto poco nota, «dei prigionieri di guerra e più precisamente degli italiani che all’indomani dell’8 settembre 1943 caddero nelle mani dei tedeschi nei vari teatri d’Europa (e così in Italia)».

A oltre trent’anni di distanza F.I.A.P., perseguendo oggi come allora lo scopo di restituire una rappresentazione fedele della complessità del movimento resistenziale in Italia, di cui il tenace rifiuto opposto al nazifascismo dagli internati militari rappresenta un elemento imprescindibile, ripropone all’attenzione dell’opinione pubblica quel testo, in una nuova edizione arricchita da saggi storiograficamente aggiornati.

Aldo Aniasi, la tela del riformista. Scritti discorsi e documenti tra Milano e Roma un volume a cura di Jacopo Perazzoli. Presentazione di Mario Artali, prefazione di Maria Chiara Giorgi. Volume realizzato da F.I.A.P. con il contributo del Ministero della Difesa.

Come questo volume dimostra, la vicenda politica di Aldo Aniasi — partigiano, sindaco, deputato e ministro — è segnata anzitutto dagli anni alla guida della città che lo aveva accolto durante il fascismo. Nella Milano riconsegnata alla democrazia, Aniasi si occupò a lungo di periferie e di miglioramento delle condizioni di vita dei suoi concittadini, sia nelle vesti di consigliere comunale, sia quale assessore e poi, a partire dal 1967, da sindaco. Fu a Milano che capì l’importanza di legare l’azione politica a un ampio processo di indagine conoscitiva da condurre sul campo. Questo metodo di lavoro, così in voga nell’Italia post-fascista, lo mise in campo anche quando, tra il 1980 e il 1981, fu chiamato a guidare il Ministero della Sanità, dove si confrontò con una sfida non da poco: rendere operativo il Servizio Sanitario Nazionale. Per provare a ricostruire un profilo biografico poliedrico come quello di Anasi, si è deciso di riproporre un’antologia ragionata di alcuni dei documenti più significativi della sua vasta produzione, così da mettere a fuoco il suo modus operandi da amministratore milanese ma anche da responsabile della sanità pubblica.

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