Cattolici e Resistenza: appunti per una ricerca
QUADERNI
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Quaderni della FIAP, n.24,
Cattolici e Resistenza: appunti per una ricerca
Fabrizio Marinelli
Questo studio affronta una visione particolare della Resistenza e una valutazione del ruolo dei cattolici nella Lotta di Liberazione, valutazione che noi auspichiamo venga approfondita. Riteniamo costruttivo accettare questo contributo, convinti come siamo che una pluralità di opinioni e di valutazioni sul fenomeno resistenziale sia sempre opportuna, anche se non tutto di questo studio ci trova consenzienti.
Ulteriori apporti critici, che esplorando questo tempo storico da diverse angolazioni e con nuove metodologie volte ad una più approfondita conoscenza di esso, non possono che essere valutati positivamente.
Un discorso approfondito sulla Resistenza, che voglia essere serio, richiede una consistente valutazione di numerosi elementi.
Anzitutto, la situazione storica nella quale si svolsero i fatti da prendere in esame; poi, le componenti ideologiche che dettero vita al movimento di liberazione ed infine i rapporti tra queste componenti.
È opinione ormai radicata che, fra i molti chiaroscuri che caratterizzarono l’opera per tanti versi degna di rispetto delle forze impegnate nella lotta contro i tedeschi e i fascisti, emerge il contributo di sacrificio, di lealtà e soprattutto di convinzione, di vaste frange, che la storiografia di estrazione marxista, oggi in auge, tende artatamente a mettere in ombra.
Le Resistenza non fu un fenomeno omogeneo dal punto di vista dottrinale. Su uno stesso fronte si ritrovarono schierati i residui del vecchio antifascismo; vaste porzioni, del regio esercito, che proprio perché monarchia e fascismo ormai si trovavano, su due posizioni in contrasto, fecero concretamente la loro scelta; i nuovi filoni di giovani che, cominciando a respirare un clima di libertà, compresero che questa libertà andava guadagnata col sacrificio; ed infine forze politiche ben caratterizzate, fra cui comunisti, socialisti, marxisti di varia estrazione.
Pretendere che uno schieramento così disorganico generasse - come si vuole da qualche parte - un substrato ideologico uniforme, è pura demagogia. E lo è tanto più quanto si cerca di attribuirgli un indirizzo politico di chiara matrice dottrinale.
Le varie componenti del movimento di liberazione avevano in comune l’aspirazione a liberare il paese da un giogo che era diventato odioso. Ciò non significa che il fenomeno fu un episodio esclusivamente militare, anche perché le conseguenze incisero sugli avvenimenti politici immediatamente successivi. Ma è fuor di dubbio che all’episodio parteciparono forze diverse, che mantennero intatte - ed è questo uno dei motivi della più acre polemica contro il significato vero e più apprezzabile della Resistenza - le loro caratteristiche peculiari.
I pregi di questo studio sono numerosi. Anzitutto, l’impegno nel volere e sapere demistificare le tante grossolane falsità scritte su questo episodio che, al pari di altri, appartiene al patrimonio storico del nostro paese; poi, l’impostazione rigorosamente scientifica che, respingendo la demagogia tipica della storiografia di parte, analizza fatti ed avvenimenti che attendono ancora di essere collocati nella loro giusta luce; infine, l’esposizione del contributo dato dalla componente cattolica al movimento di liberazione.
Il tentativo accennato più sopra di confondere tutte le componenti ideologiche della Resistenza, in un ibrido e irrilevante connubio, ha sempre avuto fra le sue finalità precipue quella di assegnare ad una sola di queste componenti la funzione di caratterizzare l’intero episodio storico, sminuendo i meriti delle altre e finendo col dare a tutto il movimento di liberazione una precisa, inconfondibile caratterizzazione politica.
Sarebbe falsificare la storia della Resistenza accettare questo principio. Ed in effetti, l’autore ne respinge il sottile significato polemico, mettendo in luce i pregi di quella componente cattolica, il cui contributo - al pari di quello di altre - fu rilevante, nella lotta per la liberazione del nostro paese e come supporto per l’avvio (finito l’episodio bellico) di un nuovo discorso politico, dal quale sarebbe scaturito, nel rinnovato clima di civile confronto dottrinale, l’impegno dei partiti post-fascisti: di tutti i partiti politici, si badi bene, non di una soltanto.
L’accuratezza nella ricerca delle fonti - opera spesso non facile - e l’obiettività nell’esposizione, doti precipue di uno storico degno di tale nome, aggiungono meriti a questo lavoro, apprezzabile soprattutto per la serietà della trattazione.