Troilo 10 giugno 2014
Mario Artali porta il saluto delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane
allo scoprimento della Targa in memoria di Ettore Troilo presso la Prefettura di Milano
10 giugno 2014
“Desidero ringraziare vivamente le Autorità, gli amici delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane che sono qui con i loro rappresentanti ed i loro labari, il Prefetto di Milano che abbiamo appena ascoltato e molto apprezzato.
Non parlo solo a nome della Fiap, la Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane, ma a nome di tutte la organizzazioni della memoria.
D’altronde, se è vero che la Fiap è una piccola organizzazione, è altrettanto vero che fu fondata da Ferruccio Parri ed ebbe come Presidente l’ultimo grande Sindaco di Milano venuto dalla Resistenza, Aldo Aniasi.
C’è anche qui oggi con noi un altro grande Sindaco di Milano –Carlo Tognoli- che come me appartiene alla generazione che ebbe la fortuna di conoscere e frequentare i protagonisti del riscatto nazionale: e lo ringrazio molto della sensibilità dimostrata.
Vorrei ricordare che la Confederazione delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane ha solennemente deciso di dedicare tutte le iniziative e le celebrazioni di questo 2014 a Giacomo Matteotti, nel 90esimo anniversario del barbaro assassinio.
La citazione di Giacomo Matteotti non è casuale, non solo perché proprio oggi -10 giugno- è il giorno del tragico evento, ma anche perché il giovane avvocato Ettore Troilo era stato amico di Filippo Turati e stretto collaboratore di Giacomo Matteotti. Sono queste frequentazioni che consentono di comprendere meglio il carattere di Ettore Troilo e spiegano molte sue scelte.
Socialista riformista, pragmatico e non ideologico –proprio come Giacomo Matteotti- non antepone mai schemi astratti alle reali esigenze dei lavoratori e del paese. Si fa guidare sempre dai principi e dagli ideali, non dagli schemi.
Tutto questo si vede proprio nelle sue decisioni: serve a poco, in quelle condizioni del Paese, una piccola unità partigiana che combatta la sua gloriosa battaglia locale, issando bandiere di partito: serve una organizzazione militare che possa aggregarsi alle forze anglo-americane che devono risalire la penisola combattendo. E quando, conquistati sul campo stima e rispetto degli alleati e dei generali del ricostituito Esercito del Sud, deve fare delle scelte, Egli sa trovare accordi che salvino l’autonomia della Brigata Majella senza mai venire meno ai suoi principi.
Non parlerò qui, oggi, di quello che Troilo ha fatto durante la Resistenza. Farò come Giuliano Vassalli che a chi glielo chiedeva rispose: leggiamo le motivazioni della Medaglia d’oro al Valor Militare conferita alla Brigata Majella.
Partì con 15 uomini ed arrivò a contarne 1500. Partì dalla Majella ed arrivò ad Asiago combattendo, e sulla strada entrò per primo a Bologna. Iniziò nella diffidenza degli angloamericani e finì fortemente apprezzato e voluto dagli alleati e dai comandanti del ricostituito Esercito del Sud, che accettarono la Brigata Majella anche senza il giuramento che Troilo rifiutò perché non riteneva che la Monarchia potesse rappresentare ancora la Nazione dopo il fascismo e lo sfascio del paese.
Non perde mai di vista la realtà: risalire la penisola combattendo, così come saprà fare dall’Abruzzo fino al Nord, comporta una salda organizzazione militare ed il collegamento con forze che dispongano dei mezzi militari idonei.
Quindi comandante politico come pochi, per una politica al più alto livello, che nelle condizioni specifiche esclude la dimensione partitica. Una posizione difficile, con molti che lo apprezzano ma anche alcuni che lo vivono come fatto anomalo. Abbiamo di tutto questo paradossalmente una conferma nella strana storia della concessione della medaglia d’oro al valor militare alla Brigata Majella, che viene immediatamente firmata dal Luogotenente Generale del Regno, Umberto di Savoia, ma poi sparisce nelle pieghe della amministrazione militare nella fase in cui , per dirla con Calamandrei, si passa dalla Resistenza alla “desistenza”
La medaglia è concessa dalla Monarchia a cui si era rifiutato di prestare giuramento e viene fatta sparire dalla Repubblica nel cui nome aveva combattuto.
Troilo prefetto svolge il suo ruolo integrando quello delle autorità comunali , con una stretta intesa con un altro grande personaggio della storia di Milano, il sindaco Antonio Greppi, che non a caso si dimette immediatamente alla notizia della rimozione di Troilo.
C’è qui Antonio Pizzinato che testimonia l’impegno di Troilo sulle questioni della industria, della occupazione e dei rifornimenti alimentari . E’ un grande prefetto , non a caso riconosciuto come uno dei migliori servitori della Repubblica.
Queste sue qualità si vedono nei momenti difficili. Ettore Troilo non ama le ostentazioni ma sa comportarsi da grande politico in una occasione drammaticamente pericolosa come quella della rivolta della Milano democratica contro l’ingiusta estromissione.
Probabilmente a Milano non ci sarebbe stata la rivoluzione ma un forte spargimento di sangue sì.
E’ Ettore Troilo che la evita, con l’aiuto di altre persone di buona volontà, come il capo del presidio militare di Milano, generale Manlio Capizzi.
E poi, con un sentimento di dignità e di distacco che ancora oggi stupisce, rinuncia al grado di prefetto, all’incarico internazionale conferitogli, a tutto, torna a fare l’avvocato ed a lavorare alla ricostruzione della storia della sua Brigata, al recupero della medaglia d’oro scomparsa…unico italiano senza una pensione, come una volta disse.
La targa che viene oggi apposta in prefettura –accanto a quella in onore di Riccardo Lombardi- non ci ricorda tanto il valore del capo partigiano quanto la sua opera appassionata al servizio della Città, l’amore per Milano, l’impegno che i grandi uomini che si erano battuti per la riconquista della libertà posero nella rinascita della città e nella riconquista, che avverrà in un numero di anni relativamente breve, del ruolo di Milano in Italia ed in Europa.
Anche oggi, fortunatamente senza le devastazioni di allora, Milano avverte il problema della riconquista di un ruolo adeguato.
L’augurio è che il grande esempio che oggi ricordiamo ci aiuti nel compito. “