Calamandrei Piero
Piero Calamandrei
(da Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano, 1968, vol. I, pp. 421-422)
Nato a Firenze il 21.04.1889, ivi morto il 27.9.1956; giurista, scrittore politico, avvocato. Di antica famiglia di giuristi (il padre, professore e avvocato, era stato anche deputato repubblicano per il collegio di Santa Croce), si laureò in legge, a Pisa. nel 1912. Docente di procedura civile all’Università di Messina nel 1915, trasferito a Modena nel 1918, poi a Siena (1920) e infine a Firenze (1924), in quest’ateneo insegnò fino ai suoi ultimi giorni. Di educazione repubblicana, nella prima guerra mondiale fu interventista e nel 1915 partì volontario.Di quell’esperienza, così scrisse successivamente: «Ho il ricordo di essere arrivato alla guerra del 1914 senza avere avuto alcun interesse che per Trento e Trieste».
Fu l’apparizione del fascismo a svegliarlo alla vita politica, che egli sentì poi come un dovere. Già nel 1919 aveva collaborate all’«Unità» di Gaetano Salvemini scrivendo su questioni scolastiche. Nel 1922 (con i fratelli Rosselli. Ernesto Rossi e Nello Traquandi) fu tra i fondatori del Circolo di Cultura di Firenze, che nel 1923 divenne associazione regolarmente costituita. Devastato dai fascisti il 31.12.1924, cinque giorni dopo il circolo fu chiuso per ordine del prefetto.
Perseverò nel trovarsi, come egli disse, tra coloro «ingenuamente ostinati nel credere che contro il manganello bastassero i manifesti». Partecipò alla pubblicazione del «Non mollare» e alla associazione «Italia Libera» che ispirerà più tardi il movimento di «Giustizia e Libertà» e poi il Partito d’Azione. Nel 1924 aderì all’Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni Amendola, del cui consiglio direttivo fece parte. Nel 1925 sottoscrisse il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce.
Dopo il consolidarsi della dittatura fascista tornò ai suoi studi, continuando a mantenere fertili contatti con l’emigrazione antifascista. Condirettore (dal 1924) della Rivista di diritto processuale civile e di «Foro Toscano», socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, membro della regia commissione per la riforma dei codici (1937), con Carnelutti e Redenti fu uno dei principali ispiratori del codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti della scuola di Chiovenda (v. Codici fascisti). Ma poiché, come scrisse Norberto Bobbio, «verso i padroni e i loro servitori (non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più) il suo atteggiamento fu di solitario disdegno», quando gli venne chiesto di sottoscrivere una lettera di sottomissione al «duce», preferì dimettersi dall’incarico universitario. Riprenderà il suo posto, con la nomina a Rettore, ufficialmente il 26.7.1943, ma di fatto soltanto con la liberazione di Firenze nel settembre 1944, e lascerà il rettorato nel 1947.
Nel 1941 aderì al movimento di «Giustizia e Libertà» e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d’Azione.
Dopo l’8 settembre, dal paese umbro in cui si era rifugiato seguì con «trepidazione e fierezza» la nascita e l’espansione del movimento partigiano. Mantenne contatti e collaborò con la Resistenza, nella quale particolarmente attivo fu il figlio Franco.
Dopo la Liberazione
Con la Liberazione, si aprì per Piero Calamandrei una stagione di più intensa, matura e lucida passione politica. Nel 1944 fondò «Il Ponte», mensile di letteratura e politica che dirigerà per 12 anni. Consultore nazionale, eletto poi all’Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d’Azione, fu uno dei più autorevoli membri della «Commissione dei 75» incaricata di redigere il progetto di Costituzione, al quale apportò un ineguagliabile contributo critico e costruttivo. Larga risonanza ebbero i suoi discorsi sul disegno generale della Costituzione, sui Patti Lateranensi, sul matrimonio e sul potere giudiziario.
Deputato nella prima legislatura repubblicana, eletto nella lista di «Unità socialista», dal 1948 al 1953 condusse una diuturna, tenace battaglia in difesa della democrazia, contro la paventata instaurazione di un nuovo «regime» e contro quella che egli chiamava «la repubblica pontificia». Distinguendosi dal suo stesso gruppo, nel marzo del 1949 e dopo, si batté contro il Patto Atlantico e - verso la fine della legislatura - contro la legge-truffa, di cui fu uno del più decisi oppositori.
La lista di «Unità Popolare», nella quale insieme a Parri e a Codignola si presentò alle elezioni del 7.6.1953, non ottenne seggi, ma poté ascrivere a proprio merito di avere contribuito a non fare scattare il meccanismo della legge-truffa.
Piero Calamandrei fu anche uno dei più grandi avvocati del suo tempo. Tre le arringhe che interessano la Resistenza, è rimasta famosa quella tenuta il 20.6.1951 alle Assise di Lucca, al processo contro la banda Carità.
Della Resistenza egli fu del resto il più lucido e appassionato interprete. Ha scritto Ferruccio Parri: «Da Calamandrei gli uomini della lotta per la libertà ebbero l’interpretazione più illuminante della ragioni della loro lotta. Da lui le trasposizioni liriche più toccanti. Le sue epigrafi danno alla Resistenza l’unica poesie epica ch’essa abbia avuto». Né fu soltanto questo: gli scritti e i discorsi suoi hanno valore di interpretazione storica. Del grande moto seppe cogliere gli aspetti fondamentali: la lotta antifascista del ventennio considerata come inizio e parte essenziale della Resistenza, e la larga partecipazione popolare come aspirazione ad un profondo rinnovamento sociale («Essa non fu soltanto una guerra contro lo straniero, ma per la grande maggioranza una rivoluzione»).
Bibliografia: Tra le principali pubblicazioni di Piero Calamandrei aventi per tema la Costituzione e la Resistenza: Commentario sistematico alla Costituzione Italiana, Città di Castello, 1950; Come si fa a disfare una Costituzione, in «Dieci anni dopo», Bari, 1955; Uomini e città della Resistenza, Bari, 1955.
Per una completa bibliografia, si vedano numero de «Il Ponte» dell’ottobre 1956 (XII, 10) e il supplemento al numero del novembre 1958.
Le «Opere politiche e letterarie» di Piero Calamandrei sono state pubblicate a cura di Norberto Bobbio per i tipi de La Nuova Italia, Firenze