Intitolazione Parco Aniasi
Milano, 24 aprile 2013
Con la partecipazione di un folto pubblico di amici, simpatizzanti ed aderenti alle Associazioni della Resistenza, il 24 aprile si è svolta la cerimonia di scoprimento della targa che intitola il Parco di Trenno all’ex sindaco di Milano Aldo Aniasi, comandante partigiano conosciuto con il nome di battaglia Iso.
La cerimonia è stata aperta dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia che, motivando la decisione della Giunta comunale da lui presieduta, ha ricordato come Aniasi nei suoi dieci anni alla guida del Comune di Milano ha dato ampio spazio all'espansione del verde pubblico attrezzato da mettere a disposizione della cittadinanza. E’ poi intervenuto il Presidente provinciale dell'ANPI, Roberto Cenati, il Presidente della Zona 7 Fabrizio Tellini, il quale ha spiegato i motivi che hanno indotto questo organismo locale a segnalare, con una motivatissimo documento, alla Giunta centrale il nome di Aniasi come il più appropriato a intitolarsi un parco così importante come quello di Trenno. Ha infine concluso il Presidente nazionale della FIAP Mario Artali.
All’evento, oltre alle Associazioni partigiane con i loro medaglieri e lo loro bandiere, hanno partecipato anche i familiari del compianto Aniasi, dalle figlie Bruna e Alina, alla nipote Viola, al fratello Mario con la moglie e all’altro fratello venuto da Roma Ugo assieme alla moglie e al figlio Luca.
Si riporta il testo degli interventi di Giuliano Pisapia, Mario Artali e Roberto Cenati.
Testo dell’intervento del Sindaco Giuliano Pisapia:
Cari concittadini,
da oggi uno dei parchi più grandi e più amati dai milanesi è intitolato ad Aldo Aniasi, il sindaco socialista che ha accompagnato e guidato per tanti anni la vita e la storia di Milano.
Per me, come Sindaco di Milano e come suo successore a capo dell’Amministrazione cittadina, è un privilegio e un onore potergli dedicare oggi questo Parco a nome di tutti i milanesi e non solo.
Aniasi era un riformista vero e, soprattutto, era un grande democratico che si è sempre speso con generosità e coerenza per il bene comune in tutta la sua vita al servizio delle Istituzioni.
Un impegno che ha sempre onorato interpretando l’attività politica nella sua concezione più alta di servizio alla propria comunità e al proprio Paese, senza mai dimenticare l’aspirazione a una sempre maggiore equità e giustizia sociale.
Penso ad esempio al suo impegno per la creazione del servizio sanitario pubblico quando era ministro e penso alle sue campagne per la smilitarizzazione e la democratizzazione delle Forze di Polizia.
La sua eredità e il suo impegno più grande, però, fu al servizio di Milano.
Aniasi è stato il Sindaco della Milano del boom economico e delle grandi trasformazioni degli anni sessanta e settanta; un ruolo che ha ricoperto interpretando e continuando con successo e con coerenza la tradizione socialista riformista milanese interrotta dall’avvento della dittatura e ripresa nel dopoguerra da Antonio Greppi.
A Milano Aniasi dedicò tutte le sue energie e il suo lavoro: a partire dal 1951 fu consigliere comunale, poi assessore, e infine fu Sindaco, dal 1967 al 1976.
Anche dopo che fu eletto alla Camera dei Deputati, Aldo Aniasi continuò a sostenere e a rappresentare nelle Istituzioni le esigenze e i bisogni della sua città.
Con lui Milano divenne la città moderna che conosciamo; una metropoli dove accanto allo sviluppo dei nuovi quartieri popolari sorgevano e si moltiplicavano quei servizi pubblici all’avanguardia che hanno fatto della nostra città un modello di welfare in Italia e in Europa.
Il parco che gli dedichiamo oggi è proprio uno degli interventi che la sua amministrazione aveva realizzato agli inizi degli anni ‘70 per rendere le nostre periferie più accoglienti e a misura d’uomo.
Aldo Aniasi, infine, è stato il Sindaco della strage di Piazza Fontana, uno degli episodi più drammatici della storia di Milano: anche in quell’occasione diede prova della sua straordinaria fede democratica lavorando per far emergere la verità e denunciando sempre con forza la matrice fascista di quell’attentato.
Uomo pragmatico e d’azione - come dimostra la sua storia di partigiano - seppe anche contribuire con intelligenza e spirito originale al dibattito e al confronto culturale cittadino: a lui dobbiamo la fondazione del Circolo De Amicis, di cui fu il presidente per tutta la vita, e che sotto la sua direzione ha ospitato alcuni tra i più importanti uomini politici del suo tempo da Mitterand a Salvador Allende al Presidente Pertini.
Milano, ancora oggi, lo ricorda con affetto e dedicargli questo bel parco della nostra città penso sia un atto di stima e di riconoscenza dovuto.
Sono convinto, poi, che il Comandante Iso, come lo ricordano, e come lo hanno sempre chiamato tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, avrebbe apprezzato la scelta di tenere questa cerimonia proprio alla vigilia del 25 Aprile, la festa di quella Liberazione per cui tanto aveva combattuto da ragazzo mettendo a rischio la sua giovane vita per la libertà di tutti, anche per nostra libertà.
La sua fede democratica e antifascista furono per tutta la vita i tratti salienti del suo carattere e della sua storia umana e politica.
Milano lo ricorda così: un cittadino onesto che ha saputo tradurre con tenacia e lealtà l’impegno politico in azione concreta per la collettività: un modello di buona politica che oggi ci serve più mai.
Grazie Iso.
Testo dell'intervento del Presidente della FIAP e del Circolo De Amicis Mario Artali:
Non è un caso se ci troviamo oggi, 24 aprile, significativamente dopo la cerimonia sempre suggestiva al "Campo della Gloria", qui al Parco di Trenno per dedicarlo alla memoria di Aldo Aniasi - Sindaco di Milano dal 1968 al 1976- come si legge nella targa alle nostre spalle.
Con Giuliano Pisapia qualche mese fa abbiamo considerato che proprio questa sarebbe stata la data che "Iso" avrebbe certamente preferito.
Tutti sappiamo il perché. A Milano entrò, tanti anni fa, proprio in questi giorni, insieme ai suoi partigiani, a conclusione di una lunga e guerreggiata battaglia per la libertà.
Se dovessimo oggi sintetizzare il senso della sua opera certamente questo è il primo valore e quello su cui con più intransigenza si è qualificato.
E' stato un grande Sindaco, delle opere e del lavoro, ma prima di tutto fino all'ultimo giorno della sua vita, la memoria di quei giorni, la necessità di trasmetterne il significato ai più giovani, era al primo posto del suo modo di intendere non solo la politica ma la vita stessa.
Strettamente legata alla lotta per la libertà era poi, nel suo modo di vedere, la necessità per l'amministrazione di confrontarsi continuamente con i cittadini per trovare soluzioni condivise, nel segno di una democrazia partecipata.
Non è un caso se la proposta - prontamente accolta dal Sindaco e dalla Giunta- è venuta , come abbiamo qui sentito dal presidente del Consiglio di zona, proprio dagli abitanti di questa parte di Milano.
Costruire - e ognuno di noi sa come è difficile-una democrazia partecipata e vissuta era infatti una delle più significative eredità di quelle lontane battaglie giovanili.
Oggi non siamo qui per discutere di questo - e di quel che occorre fare per avvicinarsi al difficile obiettivo - ma ricordarlo è doveroso.
Così si potrebbe dire per un'altra delle cose che hanno caratterizzato l'Amministrazione Aniasi: la volontà di fare di Milano anche un soggetto autorevole della comunità delle grandi metropoli europee.
Ricordo con commozione ed orgoglio lo sforzo di intensificare rapporti e scambi con Città che spesso avevano - come Milano - la caratteristica di non essere le capitali politiche dei loro Paesi, ma che erano un'altra cosa non meno importante: la capitale del lavoro e della economia, città che sono state - ed è proprio il caso di Milano - comunità che hanno promosso e non solo fruito del grande sviluppo che ha portato in quegli anni l'Italia, uscita dalla seconda guerra mondiale come uno dei Paesi più distrutti e poveri del mondo, a divenire un Paese in crescita impetuosa non solo della economia ma anche della società e della civiltà del lavoro.
Ma il mio intervento oggi è soprattutto un ringraziamento. Lo faccio a nome della famiglia Aniasi, e qui abbiamo le due figlie, i due fratelli rimasti, il nipote ed anche - me lo si consenta - la più vasta famiglia umana che in Aniasi si è riconosciuta.
Grazie alle organizzazioni sociali, a quelle partigiane, a quelle dei cittadini di questa ampia zona di Milano. Grazie, caro Sindaco, che così prontamente e calorosamente hai voluto rivendicare una memoria ed un’eredità che ci onora”.
Testo dell'intervento del presidente provinciale dell’ANPI Roberto Cenati:
Oggi il Parco di Trenno viene intitolato ad Aldo Aniasi, figura prestigiosa e limpida di socialista, un uomo delle istituzioni e della classe operaia, un combattente per la libertà e un amministratore capace. E' grazie ad uomini come lui che il nostro Paese si è liberato dall'oppressione nazifascista ed è grazie ad uomini come lui che, nella stagione terribile degli anni di piombo, delle stragi fasciste l'Italia ha saputo conservare le sue istituzioni democratiche.
Voglio ricordare Aniasi come sindaco di Milano, in uno dei momenti più terribili della storia della nostra città, nel giorno della strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969.
“In quel giorno – ricordava Aniasi in occasione del trentesimo anniversario di Piazza Fontana - io ero in Piazza Cavour, in un Convegno internazionale – e fui avvertito che una caldaia era scoppiata in piazza Fontana. Corsi, e vidi uno spettacolo – come tutti sanno – orribile, e già le autorità dello Stato erano qui riunite e fui accolto da una dichiarazione che trovava da più parti conferma: “ricordate la strage del 1921, la strage del Diana: gli Anarchici”. E fu subito indicato immediatamente che quella non era solo una pista – anzi era una certezza.
“Debbo dire che chiedevo a me stesso – continua Aldo Aniasi – come potevano essere già, con precisione, individuate le responsabilità. Corsi a Palazzo Marino, convocai la Giunta, e nella Giunta si manifestarono i primi dissensi: forti dissensi sulle responsabilità; una parte degli assessori indicavano le responsabilità della sinistra, e sia pure in maniera un po’ velata, mi consideravano fra i responsabili morali per avere tollerato, o per aver favorito, manifestazioni della sinistra. Erano – come ricordate, le giornate dell’autunno caldo, le giornate nelle quali i lavoratori scendevano nella piazza per il rinnovo dei contratti, e particolarmente per quello dei metalmeccanici.
Si discuteva in quelle giornate dello Statuto dei Lavoratori, della istituzione delle Regioni; c’erano convinzioni che in Italia si stesse tentando una svolta, o quantomeno – un passaggio verso sinistra.
Ecco, la strage va collocata in quel contesto: noi ricordiamo anche la bomba non scoppiata nella Banca Commerciale, le bombe di Roma all’Altare della Patria. Indubbiamente, però, fu chiaro sin dall’inizio, che si trattava di un tentativo di criminalizzare la sinistra. Milano al centro dell’offensiva perché città simbolo per il ruolo che esercitava ed esercita nel Paese e nell’economia.
Ecco, una interpretazione già allora fu tentata: fu accreditata la responsabilità della sinistra da parte delle autorità milanesi dello Stato. Quindi fu poi amplificata dai mass media, dalla stampa, dalla Rai-TV. Il “mostro” Valpreda – certo -. Mi ricordo un autorevole corrispondente della TV che annunciò: “è stato arrestato l’autore della strage”.
Milano e l’Italia corsero allora un grave pericolo. Se Milano avesse ceduto alla paura, il corso degli avvenimenti – forse – avrebbe potuto essere un altro. Milano democratica si mobilitò.
La città reagì con compostezza, con fermezza e con senso di responsabilità; i sindacati, gli studenti, le associazioni democratiche, il municipio di Milano ed i comuni dell’hinterland. Ai funerali la piazza del Duomo era affollata all’inverosimile: c’era un silenzio impressionante.“Un ricordo personale – continua Aniasi - Io attraversavo la piazza accompagnando Pietro Nenni: egli disse: “questa gente è garanzia di democrazia”.
Questo era Aniasi che, come primo cittadino, capì subito la matrice fascista di quella strage e fu punto insostituibile di riferimento per Milano.
In occasione del trentennale della Liberazione Aldo Aniasi ricordava che “la Resistenza non è un pezzo da museo, non deve essere mummificata, appartiene alla nostra vita, è continuata in questi anni, deve essere un elemento dell'impegno civile di ogni giorno”. Grazie Iso per tutto quello che hai fatto per noi, per la nostra libertà e per Milano Città Medaglia d'Oro della Resistenza.